Anche se è comprensibilmente un’aspirazione intrigante per tanti fan e non solo, capita raramente di riuscire a conoscere da vicino una pop star, è ancora più raro riuscire a carpire il segno del suo percorso artistico e umano. Rarissimo che un artista crei da solo i presupposti e la documentazione per un’autobiografia, varia e veritiera, che parte dall’infanzia per arrivare ad oggi.
Fa eccezione Matangi Arulpragasm, nata a Hounslow, nella parte occidentale di Londra, nel 1975, Maya per gli amici, M.I.A. per il pubblico internazionale che, prima di diventare una delle star musicali più note al mondo, aveva la passione per la documentaristica (da giovane si iscrive alla prestigiosa Central Saint Martins School per documentaristi) e per questo ha realizzato e si diletta ancora a fare molti video sulla sua vita privata. Questa sorta di diario filmato senza filtri che si snoda dai sobborghi di Londra allo Sri Lanka e ritorno ha il pregio di creare un ritratto ben argomentato di M.I.A.( Il suo nome d'arte, è l'acronimo di Missing in Acton, che gioca fra le definizione missing in action e Acton che invece è un sobborgo londinese), della sua famiglia, dei suoi amici e della società dei paesi che ha toccato prima (ma anche dopo) che la musica è diventata per lei il modo con il quale esprimersi e gridare al mondo la sua rabbia e il suo talento.
Per fortuna questo materiale video, che è stato a lungo riposto in un cassetto, M.I.A. lo ha affidato al suo ex compagno di studi, Steve Loveridge, affinché realizzasse il documentario. Da questo girato, composto da un insieme di registrazioni, molto personali, ancora grezze e non lavorate, il regista è riuscito a tirare fuori un documento fresco e vibrante, che non affascina solo per il lato musicale. Anzi. Si chiama “M.I.A. La cattiva ragazza delle musica” (titolo originale: Matangi / Maya / M.I.A.) e, dopo aver stregato il Sundance Film Festival e la Berlinale, è arrivato nelle sale. A Firenze viene proiettato al cinema La Compagnia di via Cavour 50/r fino a giovedì 31 gennaio 2019 (info: www.cinemalacompagnia.it) e ha il pregio di aprire più di una finestra, coinvolgendo lo spettatore, sulle riflessioni più intime dell’artista su temi come l’arte, la politica, l’identità e anche la vita da star. Diciamo subito che Stephen Loveridge ha fatto un ottimo lavoro e che il docufilm è un’occasione da non perdere per farsi un’idea aggiornata su quel crogiolo di culture e trend che ancora oggi fa capo a quella che quella che lei definisce "la terra delle Spice Girls" (Londra), sulle contraddizioni di questa sorprendente artista pop e hip hop (che fonde con nonchalance con reggae, dancehall, elettronica, reggaeton e funk), quelle dello Sri Lanka (M.I.A è figlia di uno dei leader delle Tigri di Tamil, la minoranza etnica di fede Indù, in guerra contro i singalesi per l'autonomia della regione a nord dell'isola) e degli Usa ai tempi del super bowl.
La protagonista, un'artista a tutto tondo, anticonvenzionale e provocatoria, che rivendica un’idea estetica originale del mondo che la circonda, e la porta avanti nella vita e nel suo mondo creativo senza mai cedere ai compromessi, si conferma una rapper geniale e ribelle, duetta con Madonna. e nel 2009 ha ottenuto una candidatura agli Oscar per la migliore canzone con il brano “O … Saya” dalla colonna sonora del film The Millionaire.
M.I.A. La cattiva ragazza delle musica” (titolo originale: Matangi/Maya/M.I.A data uscita: 20 gennaio 2019, genere documentario, Regia Steve Loveridge, paese: USA, Gran Bretagna, durata: 96 Minuti, Distribuzione I Wonder Pictures
Voto
8
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