La 25a ora
Regia di Spike Lee
Cast: Edward Norton, Barry Pepper, Philip Seymour Hoffman, Rosario Dawson, Anna Paquin, Brian Cox; drammatico; Usa; 2002; C.
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La 25a ora
Lei mi odia
Inside man
Con
La 25a ora
Spike Lee ha firmato il film più composto e disilluso della sua carriera,
realizzando al contempo (per gli amanti delle statistiche) la prima pellicola
d’ambientazione newyorchese scritta e concepita dopo la tragedia dell’11 settembre 2001,
fatale spartiacque cronologico nella storia della Grande Mela, onnipresente
protagonista della filmografia di Spike Lee, che per onestà intellettuale non
poteva che raccontare come
la sua città sia cambiata per sempre. Il protagonista de La 25a ora,
tratto dall’omonimo romanzo di David Benioff (sceneggiatore del film), si
chiama Montgomery Brogan, per amici e conoscenti soltanto Monty, un pusher di
medio calibro d’origini irlandesi, atteso delle sue ultime ventiquattro ore di
libertà prima di entrare nel penitenziario di Otisville per scontare sette
lunghi anni dietro le sbarre. Il suo ultimo giorno Monty lo
trascorre per le strade di una New York ancora dilaniata da ferite invisibili,
coagulate nel surreale vuoto di Ground Zero, lacerato dalle luci proiettate
verso l’alto dove un tempo si stagliavano le Twin Towers, per certi versi
macroscopico contraltare del vuoto interiore di un giovane che aspetta d’essere
rinchiuso in gabbia e tenta in extremis una disperata disamina
esistenziale, cercando risposte plausibili ai molti interrogativi che gli
affollano la testa. Chi ha fatto la soffiata che l’ha inchiodato alla
narcotici? Perché Monty non ha saputo chiudere in tempo la sua lucrosa attività
illegale? E perché l’ha iniziata anni prima, mandando alle ortiche una borsa di
studio? E, infine, come farà ad evitare i molti pericoli che l’aspettano in
prigione? Domande semplici e senza risposta, nate da un rimorso tardivo e
destinate a restare negli occhi senza speranza del malinconico protagonista e
di coloro che l’accompagnano nelle ventiquattro ore che ne precedono la discesa
agli inferi carcerari: lo sconsolato padre, l’amareggiata (e sinuosa) fidanzata
Naturelle, gli inseparabili amici d’infanzia Jacob, il professore timido, e
Francis, il broker spietato. Va da sé che il picco emotivo del film di Spike Lee
coincide con l’ora più difficile per Monty, l’ultima, quella che non figura sul
quadrante dell’orologio, quella in cui ci si può abbandonare al sogno di ciò
che sarebbe potuto essere se nella vita esistesse sempre un happy ending dietro
l’angolo. Malinconico e struggente, La 25a ora strutturalmente è
incentrato sull’ultimo giorno del protagonista, in cui s’intassellano
impeccabili flashbacks che puntualizzano la sua storia, i suoi rapporti
e la sua situazione attuale: Spike Lee segue puntualmente il fluire dei suoi
pensieri e dei suoi molti rimorsi mentre s’avvicina l’ora in cui Monty dovrà
assumersi la responsabilità dei suoi errori. Nel sontuoso cast brilla un Edward Norton
impeccabilmente sotto tono e dunque perfetto per la parte, letteralmente
fantastico nella scena dell’invettiva allo specchio, in cui maledice New York e
tutti i newyorkesi, dai tassisti pakistani ai fruttivendoli coreani, dagli
italiani ai fratelli neri, dai pulivetri arabi agli irlandesi, dal padre agli
amici del cuore, tutti quanti, compreso se stesso, che ha buttato la sua vita
nel cesso e non può tornare più indietro: New York e tutti i newyorchesi, le
cui facce torneranno in rassegna a salutarlo al momento dell’addio, penoso e
struggente al tempo stesso, senza dubbio disperato ma in cui pare restare
aperta la porta alla speranza, punteggiata dalla malinconia di The rising
di Bruce Springsteen
sui titoli di coda. Un film imperdibile: ha i numeri per diventare un classico,
senza esagerazioni.
La 25a ora - 25th hour, regia di Spike Lee, con Edward Norton, Barry Pepper, Philip Seymour Hoffman, Rosario Dawson, Anna Paquin, Brian Cox; drammatico; Usa; 2002; C.; dur. 2h e 14'
Voto
8½
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