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  20/04/2024 - 06:31

 

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Scanner - musica
 


Suzanne Vega
Songs in red and gray
[A&M 2001]

 




                     di Paolo Boschi


Nata a Sacramento nel 1959 ma newyorchese d’adozione, Suzanne Vega ha sfondato a metà degli anni Ottanta: conquistati prima i favori della critica con il convincente album d’esordio del 1985 (Suzanne Vega), due anni dopo la bella e raffinata cantautrice del Greenwich Village a sorpresa mise a segno un bestseller internazionale con Solitude Standing. Come altre colleghe esplose in quel periodo (Tracy Chapman o Toni Childs, tanto per citare qualche nome) da allora, nonostante dischi di eccellente livello qualitativo, Suzanne Vega non è mai più riuscita a cavalcare l’onda burrascosa dei mercati discografici. Così, dopo Days of open hand (1990), il più ermetico 99,9° F (1992) e Nine objects of desire, sono arrivate anche le tredici tracce di Songs in red and gray: nel frattempo la Vega si è sposata, è diventata madre, ha scritto con buon esito una raccolta di racconti in versi (ovvero Solitude Standing, pubblicata in Italia da Minimum Fax) ed ha continuato a comporre canzoni di grande lirismo ed impatto visivo perfettamente in linea, peraltro, con il resto della sua produzione musicale. Queste canzoni in rosso e grigio danno l’idea di rapidi schizzi che circoscrivono un ambiente, raccontano un ricordo, descrivono una persona, quasi come se la Vega volesse recuperarci attraverso i particolari il senso complessivo di un’immagine, di una sensazione: il risultato sfiora la maniera a livello tematico, mentre sul fronte puramente musicale l’artista americana sembra aver voluto aggiungere nuove sonorità (per nuovi dettagli, nuove emozioni?) alla consueta chitarra acustica, strumento intorno al quale si sviluppa il sound di Suzanne Vega. Le tredici tracce di Songs in red and gray presentano nel complesso un gran numero di ballate, in genere insostenibilmente malinconiche – l’apripista Penitent, la bozzettistica Soap and Water, l’essenziale e lirica titletrack, l’intensa Priscilla, la struggente Harbor song e la nostalgica St. Clare –, un pugno di rock ombrosi – Widow’s Walk , It makes me wonder, If I were a weapon, dal contagioso riff di basso, e la ritmata Solitaire –, un paio di idillici e ridenti pezzi tra pop, country e rock (Last Year’s Trobles e Machine Ballerina) ed infine un brano solarmente folk come il ridente (’ll never be) Your Maggie May (in cui la voce della Vega ricorda lo stile vocale di Sinead O’Connor). Un bel disco che poco aggiunge alla carriera di Suzanne Vega ma che conserva alta la qualità complessiva del suo repertorio.

Suzanne Vega, Songs in red and gray [A&M 2001]

Voto 7 

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