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  19/04/2024 - 21:58

 

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Scanner - musica
 


Daniele Silvestri
Unò-Dué
[Panama/Epic 2002]
Citazionando con gusto e fantasia

 




                     di Paolo Boschi


La capacità che contraddistingue Daniele Silvestri nell’ambito del panorama musicale nazionale è forse la sua attitudine a non mostrare imbarazzo alcuno nell’attingere in libertà ai propri modelli di riferimento, non solo sul versante prettamente musicale, basti ricordare come scelse di presentarsi a Sanremo qualche anno fa, utilizzando cartelli a chiosa dei versi cantati, come aveva fatto Bob Dylan ere geologiche fa. Ricontestualizzare con intelligenza, l’arte della citazione originale: per quanto sembri un paradosso, è uno dei punti di forza di Daniele Silvestri, uno che la buona musica l’ha frequentata da sempre ed ha dimostrato a più riprese di saperne creare di propria, coniugando ottime intuizioni strumentali a testi creativi ed originali. Se poi inserire i flauti della mitica Alturas degli Intillimani ne Il mio nemico serve ad ampliarne la forza descrittiva, ben venga, perché alla fine quel che conta è che una canzone sia bella, che catturi a livello emotivo, che funzioni insomma, e magari lasci in circolo anche qualche sano spunto di riflessione, piccole bombe ideologiche a tempo, quali appunto i versi de Il mio nemico, canzone segnata da un andamento latineggiante e da un testo arrabbiato e pungente. D’altra parte tutta la tracklist è un susseguirsi di liete sorprese citazionistiche: per esempio la ritmatissima disco della trascinante apripista Salirò, brano vincitore del premio della critica a Sanremo 2002, indiscussa summa dell’album, colorata e surrealmente sentimentale al tempo stesso; lo strano funky di Manifesto, altra canzone bellamente ideologica del disco, perfettamente in accordo con il titolo ed a tratti vagamente memore di Battiato; il riuscito divertissement pseudo-pugliese di 1.000 euro al mese (uno dei primi brani in cui compare la nuova moneta, peraltro); la delicatissima atmosfera retrò de Il colore del mondo; l’atipica marcia della title track, che shakera vari generi; in ambito citazionistico è d’obbligo ricordare anche Mi interessa, punk rock non particolarmente riuscito. Tra i brani più caratterizzanti dell’album, tipicamente silvestriani diciamo, è da segnalare lo straniante bozzetto suburbano de L’autostrada (seconda voce affidata a Simona Cavallari, compagna dell’artista), la verbosa leggerezza di Sempre di domenica, la mordace critica allo showbiz piazzata in La classifica – tra l’altro il cantante romano, non troppo abituato alla zona top ten, con Unò-Dué c’è puntualmente finito –, l’ipnotica Dipendenza, l’eterea introspezione di Sabbia e sandali (davvero intensa),  ed infine Di padre in figlio, splendida chiusa emotivamente coinvolgente, ispirata dalla scomparsa del padre del cantautore, ma magicamente calzante con la sopravveniente paternità di Silvestri. Un album caotico ma stranamente coerente: Unò-Dué è un variopinto agglomerato di generi che si succedono creando un piacevole effetto di variazione, una tracklist di tredici canzoni di qualità nel complesso notevole, sorrette da una felicità testuale talvolta addirittura sorprendente per l’originalità di alcune intuizioni. Da non perdere.

Daniele Silvestri, Unò-Dué [Panama/Epic 2002]

Voto 8 

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