Deep shadows and the Brilliant Highlights - Recensione
Him, Deep Shadows and Brilliant Highlights Tour 2001
Him live at Firenze - Tenax 21/11/2001, recensione
Déjà
vu. Questo è il primo commento che scaturisce sottovoce dopo un primo attento
ascolto del terzo lavoro degli Him, conclusione
che si rafforza ancor di più con gli ascolti successivi. La band finlandese, cimentatasi per cinque
anni in un rock melodico dalle sfumature graffianti del metal, ci riprova con Deep
Shadows and the Brilliant Highlights, elaborando una formula
convenzionale al mercato discografico e confezionando un disco godibile, che
sembra però scivolare attraverso le orecchie fin troppo in fretta, mettendo in
luce una qualità compositiva di medio livello. Dieci ballate, per un totale di
circa quaranta minuti di dolce rock dalle energiche impennate, che richiama
visibilmente la tendenza hard rock anni ottanta, con una leggerissima
presenza-ma percettibile solo a tratti-di atmosfere dark. Un simpatico
campionamento apre il primo brano Salt in our wounds, che rivela
immediatamente le doti vocali di Valo,
cantante affetto dal vizietto egocentrico del poser,ma dalle poliedriche
tonalità, la cui voce sa esser profonda e ammiccante, quanto fluida e potente.
In Heartache every moment ed in Lose you tonight gli Him mostrano una verve
accattivante, dalle sonorità ruffiane, strizzando l'occhio sia ad un pubblico
dal cuore caldo e mieloso, che ad un pubblico dallo spirito bollente. Ed è
proprio questo il leit-motiv dell'album: la dolcezza, che traspare dalle note e
dal filo conduttore tematico dell'Amore, anche se fin troppo ostentato e
mellifluo; basterebbe citare il verso di Beautiful – “Just one touch and
I'm on fire, one touch and I'm crying, cause you're so beautiful” – per darne
prova concreta. Deep Shadows and the Brilliant Highlights
comincia a prender quota, finalmente, con una gemma di rara bellezza, qual'è In
joy and sorrow, episodio cupo caratterizzato da un linea melodica vocale da
brividi, accompagnata e potenziata da un perfetto armonico di chitarra e una
convincente sezione ritmica. Stessa ottima impressione è data da Pretending,
che sembra un pò rompere lo schema "strofa-ritornello-strofa" finora
perseguito dal gruppo, con cambi di
ritmo decisi. Dopodichè il disco comincia a calare d'intensità ed i restanti
brani Close to the flame,Please don't let it go, Beautiful
e Don't close your heart, per quanto anch'essi orecchiabili, vengono
risucchiati dal vortice della ripetizione, in un cliché musicale che
inevitabilmente comincia a farsi sentire. Quando oramai ci si aspetta una
silenziosa e opaca fine, ecco emergere Love you like I do, ultima
traccia e boa di salvataggio con la quale la band rialza i toni, grazie
all'atmosfera crepuscolare conferitale dall'organo, che sospinge un cantato in
totale bariton – che sembra peraltro riecheggiare la presenza
dell'indimenticato Ian Curtis, voce e anima dei Joy Division –. Alla resa dei
conti, pur riconoscendo la piacevolezza di queste love-songs, bisogna prender
coscienza del fatto che le stesse sono ben lontane dal lasciare una traccia
visibile e indelebile nel panorama musicale. Tale sorte è toccata solamente
agli innovatori e, francamente, non c'è nulla di nuovo in Deep Shadows
and the Brilliant Highlights, che rimane un semplice disco di
transizione.
Him, Deep shadows and the Brilliant Highlights [Bmg 2002]
Voto
6