Version 2.0
Beautifulgarbage
I Garbage sono un gruppo nato a tavolino da
un’idea di Butch Vig, non molto famoso come batterista ma decisamente noto come
produttore di talento: sotto la sua supervisione i Nirvana hanno inciso Nevermind,
Vig ha inoltre lavorato per Smashing Pumpkins, Sonic Youth e Soul Aylum, e
remixato U2 e Depeche Mode. Nel 1995 il produttore chiama due amici (e
colleghi), Steve marker e Duke Erikson: i tre scelgono come cantante la
divina Shirley Manson, una scozzese che si rivela una compositrice di
talento e l’ideale front woman della band. Il primo album, Garbage,
a sorpresa scala le classifiche trainato da singoli come Queer e Stupid
girl: tre anni dopo il quartetto aggiorna il proprio sound con Version 2.0.
A fine 2001 i Garbage sono tornati con l’ennesima variazione sul tema (leggi: rock
elettronico) che caratterizza Beautifulgarbage, il terzo album del
gruppo. Avvertiamo fin d’ora che le tredici canzoni del disco costituiscono
l’esempio più raffinato e sperimentale della scena pop rock
contemporanea: arrangiamenti calibrati al millisecondo che si integrano con i
testi a perfezione, suoni filtrati al computer più volte e complicati
all’infinito, fusioni plurime tra stili diversi (rock, pop e hip hop).
Il risultato, rispetto a Version 2.0, è più omogeneo, anche se
non raggiunge l’immediatezza dell’esordio: l’impressione è che i Garbage continuino
a ricercare un proprio sound sempre più contemporaneo ed artificiale, il
che non significa che i tredici pezzi della tracklist non siano
accattivanti o privi di presa, anzi, risultano perfetti per accompagnare
qualsivoglia tipo di spot, come si è già visto. L’apripista è Shut
your mouth, una canzone aggressiva, dark e vagamente hard rock,
un brano che forma un dittico ideale con la successiva Androgyny, primo
singolo estratto dalla tracklist. A ruota i Garbage variano registro con le melodie retrò
di Can’t cry these tears, per poi rimescolare le carte con il ritmo
accattivante ma mosso di Til the day I die. Il fulcro del disco, giusto
dopo la dicotomica Silence is golden, propone il brano concettualmente
più rappresentativo del disco nel suo complesso: accattivante, nervoso,
aggressivo, in un titolo Cherry lips (Go baby go). Prima della fine Shirley Manson
dimostra anche di essere un’ottima interprete di sentimenti e stati d’animo in Drive
you home e So like a rose.
Garbage, Beautifulgarbage [Mushroom 2001]
Voto
7½