Come sentirsi stranieri a casa propria. Questa era la sensazione, poi confermata entrando al Teatro Saschall di Firenze, che si provava lunedì 10 marzo 2003 prima del concerto di David Gray, astro nascente nel panorama musicale britannico. Infatti la stragrande maggioranza del pubblico presente era composta da giovani ragazzi americani, che conoscevano bene il repertorio di David, a conferma della sua popolarità oltreoceano, iniziata nel 1995 durante un tour quando apriva i concerti dei Radiohead.
Questa era la prima data del tour europeo e direi che è stata veramente piacevole: due ore intense di concerto godibilissimo, sia per la bellezza della musica che per la buona acustica del teatro: David Gray è un musicista/cantautore in piena ascesa e con il suo ultimo lavoro "A new day at midnight " si ritaglia un posto di primo piano a livello internazionale.
La sua musica è un pop inglese cantautorale, molto melodico ed originale; anche la voce è molto ben riconoscibile ed in generale le sue canzoni non sono mai banali. Il concerto inizia senza preamboli, ed i primi tre brani sono fra i migliori della sua discografia: l’ultimo successo "Otherside", lenta , al pianoforte, "Dead in the water" che sentiamo spesso alla radio e "Real love", secondo me uno dei più bei brani tratto dall’ultimo suo lavoro. Fra i vari brani presentati spiccano anche "My, oh my", "Freedom", " Be mine", "Caroline" e "Everywhere".
Sul palco, oltre a David, sempre in primo piano con la chitarra acustica oppure con il pianoforte, ci sono il suo amico – batterista – compositore - cantante McClune, molto vitale e simpatico, e poi basso, tastiere e chitarra elettrica. I musicisti si cambiano di ruolo volentieri, talvolta ci ritroviamo con tre tastiere contemporaneamente, e la chitarra elettrica è sempre in secondo piano, a ricamare melodie, talvolta suonata slide. Forse la più grande caratteristica di questo musicista è che riesce a scrivere delle melodie maledettamente accattivanti, senza mai scadere sul ritornello facile facile o sul brano commerciale; le sue canzoni non si possono quasi mai definire rock ma riescono a trascinare l’ascoltatore ed anche senza conoscerle si apprezzano subito. La parte finale del concerto, il cosiddetto "bis", ci ha regalato alcuni brani puramente acustici veramente da brividi, per concludere con tutti gli altri musicisti con "Please forgive me". Personalmente avrei scelto come brano conclusivo "Sail away", eseguito come penultimo, per il suo bel crescendo che avrebbe gasato sicuramente la platea.
In conclusione voglio esprimere la mia soddisfazione per questo Teatro Saschall, per come è stato pensato, costruito e realizzato ed è un piacere assistere ad eventi culturali finalmente in un luogo che ne esalti le caratteristiche; di un locale come questo se ne sentiva veramente il bisogno. Vi consiglio i Negrita il 16 Aprile 2003, non mancate.
Voto
8