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  18/04/2024 - 19:21

 

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Scanner - musica
 


David Bowie
Hours...
[Virgin 1999]

 




                     di Paolo Boschi


Hours...
Heathen


L'attacco dolceamaro di Thursday's child, il pezzo apripista dell'album, e la simbolica immagine 'sacrale' nella copertina di Hours... - la classica posa della Pietà , in cui un Bowie giovane tiene tra le braccia il Bowie di oggi , entrambi bianco vestiti - mettono subito sull'avviso l'ascoltatore. Con il suo ultimo lavoro il camaleontico artista inglese cambia pelle per l'ennesima volta, per trasformarsi nuovamente in se stesso, un giovane memore del suo futuro. Anche per questo Hours... risulta tutto meno che un album di maniera: il sound messo in mostra nel disco attiva infatti un meccanismo memoriale che non scade nel già sentito, ma suona sorprendentemente nuovo. D'altra parte chi può riuscire a rielaborare in modo originale lo stile di Bowie meglio di quanto non possa fare lo stesso Duca Bianco ? Fa anzi piacere vedere (e ascoltare) un artista a 360 gradi - pittore e scultore di marca sperimentale, attore teatrale e cinematografico, uno dei primi a puntare sul media Internet, oltre che, storicamente, cantante ed autore musicale - che dopo gli ultimi esperimenti - vedi il funkeggiante (ma deludente) Black tie white noise (1993), il concept musical-letterario di Outside (1995), troppo 'avanti' forse, e Earthling, l'ultimo lavoro, passato pressoché inosservato - sceglie di rischiare sul sicuro e punta su se stesso. Anche per questo il balzo temporale di Hours... crea un impatto immediato nell'orizzonte d'attesa del pubblico : fin dal primo brano sembra di essere approdati per magia in una dimensione alternativa dove il 1999 è un anno imprecisato dei Settanta tra The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (1972) e Heroes (1979). Fate un po' voi: come dire il cuore palpitante di Bowie, quello che non ha certo smesso di battere in un uomo capace di continuare a rinnovarsi a cinquantadue anni e che promette di non smettere neanche nel terzo millennio, sempre da protagonista. Le dieci tracce di Hours... - nove canzoni più un suggestivo intermezzo di sapore orientaleggiante - sono una continua sorpresa 'annunciata'. Dopo l'inizio umbratile e nostalgico con cinque splendide ballate in successione - rispettivamente Thursday child, Something in the air, la bellissima Survive, If I'm dreaming my life e Seven - l'album esterna l'anima rock dell'autore scaldando le vibrazioni ritmiche in What's really happening?, nella serrata The pretty things are going to hell, prima di chiudere sul versante epico con The dreamers. Un grande album, resta solo da augurarsi che la prossima metamorfosi bowiana frutti lo stesso risultato.

David Bowie, Hours... [Virgin 1999]

Voto 7½ 

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