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Ascanio Celestini
Storie da legare
Ovvero dei matti non si sa niente
La prima parte del laboratorio teatrale in scena venerdì 9 aprile 2004 al Teatro Studio di Scandicci

 




                     di Tommaso Chimenti


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Con la prova aperta, andata in scena venerdì 9 aprile 2004 al Teatro Studio di Scandicci, si è conclusa la prima parte del laboratorio teatrale “Storie da legare, ovvero dei matti non si sa niente” che l’affabulatore romano Ascanio Celestini ha tenuto da dicembre fino agli inizi del mese in corso sul tema degli e x manicomi e della legge Basaglia.

Dieci i ragazzi under trenta si sono messi a lavorare con l’autore di “Fabbrica” e, attraverso testimonianze raccolte, documentazioni giornalistiche sul campo, interviste mirate, sono riusciti a tessere le fila, a ricostruire percorsi di vita, appunto a legare, termine con doppia valenza collegabile anche alle sevizie che dovevano subire i reclusi degli e manicomi, in un unico racconto le storie raccolte in questi mesi di ricerche.

“Abbiamo intervistato soprattutto gli infermieri che hanno lavorato negli ospedali psichiatrici, persone che ci hanno raccontato la drammaticità della quotidianità tra le mura chiuse delle strutture di contenimento”, ha introdotto Ascanio Celestini, sempre nell’intento tic di lisciarsi il lungo e folto pizzo.

Al Teatro Studio, ad ingresso gratuito, i dieci protagonisti, a sedere a semicerchio davanti al pubblico, hanno raccontato le loro storie, scritte personalmente da ognuno di loro, sempre sotto la diretta supervisione di Celestini, descritto, attraverso paralleli con le loro esistenze di ragazzi “liberi” del 2000, le angherie, la noia, le frustrazioni, i vincoli, le restrizioni mentali e fisiche dei malati rinchiusi all’interno della Villa Castelpulci di Scandicci o del più famoso San Salvi di Firenze.

Questo stesso processo di portare alla luce storie sui malati internati nei manicomi è stato in questi mesi condotto da Celestini anche in altre città, tra le quali Perugia, Roma e Padova, per poi divenire un unico monologo che nel 2005 vedrà la luce e prenderà concretamente corpo in tournee.

E’ questo il metodo di lavoro dell’artista- attore- scrittore romano poco più che trentenne: ascoltare, incamerare, digerire e riproporre le storie del passato per non perdere la memoria.

Voto 7 

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