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"Cara madre il 16 di marzo di quel '49 è il primo giorno che entro in fabbrica. E' un dialogo ideale con la Cara madre alla base della narrazione di Fabbrica, che giovedì 8 aprile 2004 va in scena al al Teatro Aurora di Scandicci.
Fabbrica è una lettera recitata, una confessione, uno scavo nella memoria collettiva, ma soprattutto una storia industriale, condita di cronaca, storia e fantasia. Il pubblico rimane ipnotizzato dal veloce affabulare del narratore Ascanio Celestini, dalla sua capacità di intrigare e far riflettere lo spettatore, mantenendo un ritmo intenso, serrato. Anche quando la storia si sposta in altre direzioni.
Lo spettacolo, realizzato in collaborazione con Fondazione Pontedera Teatro, Biennale dei Giovani Artisti - BIG 2002, Santarcangelo dei Teatri, La Corte Ospitale, Accademia Amiata, Mittelfest e Benevento Città Spettacolo, è la storia di un capo forno alla fine della seconda guerra mondiale raccontato da un operaio che viene assunto in fabbrica per sbaglio. Il racconto parla in maniera epica della "famiglia fabbrica", di quel mondo che si forma nel luogo di lavoro, di leggende e sicurezze, di fatiche e fantasticherie.
Storie isolate, frammenti di racconti, invenzioni che ruotano tutti attorno al vissuto fisico, ma anche all'idealità della fabbrica, sono stati inseriti nella drammaturgia dopo un anno di laboratori in giro per l'Italia.
"Chi racconta il lavoro racconta qualcosa del proprio corpo - spiega Celestini -. Anche quando parla del cottimo collettivo, delle vertenze sindacali e dell'articolo 18 usa un immaginario che fa riferimento al corpo. Come se per parlare di ciò che è accaduto si dovesse tradurre in un linguaggio i cui riferimenti sono la malattia e la salute, la bellezza e la deformità, la forza e la debolezza".
Per il capo forno la fabbrica ha un centro e questo centro è l'altoforno e, per Ascanio Celestini (già autore e protagonista di Radio Clandestina, sull'eccidio delle Fosse Ardeatine) la lingua teatrale si avvantaggia della ripetizione e della circolarità del racconto per esaltare la narrazione popolare. Ma, come dicevamo, il racconto diventa vero, palpabile, affascinante, attraverso il ritmo della narrazione. E' proprio il modo di raccontare queste vicende industriali, questa narrazione incessante, scabra, insinuante, a sedurre la platea, che si ritrova costretta a riflettere sul presente e sul passato. Come in un loop di sentimenti, di stati d'animo. Il ritmo si tramuta in drammaturgia e le parole tornano a far sognare. Più di ogni effetto speciale, più di qualsiasi metafora visiva o recitazione estrema
Il testo di Fabbrica è stato pubblicato da Donzelli Editore. Il libro è appena uscito insieme ad un CD e 5 nuovi racconti sul tema del lavoro.
Voto
8