Neti-Neti al Festival internazionale di Danza, Bergamo 2002
Non era giorno, non era notte. Festival di Danza Bergamo 2002
Post-Retroguardia e Paco Décina: poetica danzante spazio e silenzio
Si può parlare di danza, di scultura e di pittura allo
stesso tempo?
Dopo aver visto “Neti-Neti” e “Non era Giorno, non
era notte” penso che ci si possa almeno provare, che infondo le
espressioni non siano così differenti fra loro come troppo spesso si vuole far
credere.
Lo sguardo del pubblico ne è stata la dimostrazione. Degli
occhi che, era evidente, non erano solo spettatori ma si sentivano partecipi ad
ogni movimento. Chi mai saprà quale
meta avessero tutte le emozioni ed i pensieri mossi da quelle sculture viventi.
Figure fatte di fluido, che dolcemente scorrevano nella luce.
“Non
era Giorno, non era notte” ha iniziato il discorso del tempo, in una musica
cadenzale dai suoni metallici e stridenti, all’attimo fastidiosi, trattati magicamente come i battiti di
un cuore stanco ma vigoroso, forte ma silente.
Per la prima volta uno sguardo non allenato alla danza si
trova a tentar di rincorrere un danzatore che si muove nella sua arena. Con
inconfondibile maestria egli abbraccia
e combatte con la luce, tirandola a se e trascinandola in ogni suo movimento,
facendola diventare parte del suo corpo.
La mente non faceva a tempo a trattenere una singola
immagine, un unico movimento, che già esso si era languidamente dissolto nel
buio per riapparire in un altro angolo.
Non c’era il sole e né la luna quando l’universo iniziò ad
esistere, c’era un grande vuoto e proprio questo “nulla” paradossalmente diventa uno spazio. Ed è
proprio nell’oscurità che alla mente riappare quel ballerino, danzatore del
silenzio, tessuto nella trama del tempo che duella con se stesso recitando una poesia
senza parole.
Dal nulla nasce tutto, una nuova filosofia che nella danza
mette le sue radici. Da qui nasce “Neti-Neti” che ora
propone il suo discorso. L’uomo e la donna. La passione e il distacco. La luce
e L’ombra. La musica e il silenzio. Un alternarsi di contrasti, una poesia che
si completa a vicenda dove i due opposti della realtà vanno a chiudere il
cerchio della vita… oppure è solo una fiaba che ora gioca con degli sguardi incantati
facendoli vagare in un teatro e domani... chissà.
E’ una preghiera “Neti-Neti”,
un invocazione alla vita di ogni religione voltando le spalle a quella del
progresso ed abbracciando la semplicità. Non c’è spettacolo, non ci sono
acrobazie, solamente dei passi scalzi… denudati di ogni aggettivo e ogni
caricatura per renderli veri, reali... Solamente una pura affermazione, così come nasce la semplice domanda della
vita.
Le luci si posano sui corpi con una maestria degna della
mano di un grande pittore.
Delle sculture ribelli sembran aver fretta di uscire dalla
propria materia sfuggendo alle mani del loro creatore che cercava di
completarle.
Un ballerino cerca di danzare su una musica che sussurra di
ascoltare.
Un palco che sorregge il peso di questa storia che porta il
nome di Paco Décina.
Ora finalmente ci si guarda a vicenda e se ne parla contenti,
ci si mette a scrivere e si scopre che per la semplicità non si hanno altre
parole.
Che altro aggiungere? Che altro dire? E’ STATO BELLO...!
Voto
9