Neti-Neti al Festival internazionale di Danza, Bergamo 2002
Non era giorno, non era notte. Festival di Danza Bergamo 2002
Post-Retroguardia e Paco Décina: poetica danzante spazio e silenzio
La compagnia Post-RetroGuardia, nella quale opera Paco
Décina, nota figura della danza internazionale, sceglie una performance poco
consueta per aprire la sua esibizione al 14°
Festival Danza Estate ormai in chiusura, nella chiesa di Sant’Agostino a
Bergamo. Seguito dal più noto Neti-Neti , la compagnia francese propone,
in prima nazionale, l’assolo danzante “ Non
era Giono, non era notte”.
Nascosta nella cupa ombra del tempo, la danza, inizia il suo
monologo che si trascina verso l’infinito.
Sinuosi movimenti e una melodia dal sapore orientale che
scandisce l’inesorabile trascorrere dei secondi creano un binomio coinvolgente
che si avvolge di emozione. Il corpo che si fonde con le luci, le asseconda e
se ne distacca. Un corpo che sembra fuggire da se stesso, che si ferma, si
osserva, si avvilisce e rinasce. Dei movimenti lenti e caricati di una forza
trattenuta… Un ballerino.
Interpretazione difficile per un solista che fa del suono il suo il suo nutrimento,
il suo battito vitale, e totalmente disinteressato da esso si muove nella sua
arena.
La compagnia Post-Retroguardia propone una scommessa nei
confronti della danza moderna, mettendo in scena la radice della musica e del
movimento. Paco Décina esprime la sua grande perizia
di coreografo interpretando una danza con l’aria e lo spazio. Una mimica
eccezionale riesce a coinvolgere in ogni movimento, trasmettendo, anche a
coloro che son distanti dal mondo della danza un’emozionalità strana, non ben
definita ma intensa. Un’esibizione che merita di esser rivista e vissuta più di
una volta per entrarne nel merito. Già dai primi passi si capisce l’originalità
e la forza comunicativa, e non si ha il tempo di sentirsi partecipi che già
tutto cambia. È la risultante di una danza che non è di impatto non trascina ma
sfiora, avvolge, con delicatezza e dolcezza.
Un danzatore che danza con se stesso come se fosse alle prese con un nuovo corpo da scoprire, come se stesse vivendo egli stesso nella
musica. Una farfalla che gioca con la luce,
Non era giono e non era notte, espressamente in un passato primordiale in cui ancora non esisteva nulla e nessuno.
Il vuoto si fa sentire e diventa l’elemento chiave interpretando la solitudine
e lo spazio per una musicalità metallica, grezza, dai suoni musicalità semplici e taglienti.
Uno spettacolo meritevole che lascia con una sensazione di
distacco nei suoi riguardi, una sensazione di qualcosa di oscuro, che in quelle
luci che giocavano col buio è rimasto nascosto dietro a lievi movimenti che
mimavano la nascita di ogni creatura.
Voto
8