Progetto Satyricon : i cinque Capitoli al Piccolo, Milano, 2012
Progetto Satyricon : i cinque Capitoli al Vascello, Roma, 2012
Progetto Satyricon : recensione La cena del nulla, 2011
Progetto Satyricon : presentazione La cena del nulla, 2011
Progetto Satyricon : recensione Nell’anno di grazia post naufragium, 2010
Progetto Satyricon : recensione tra scuola e bordello e Quartilla, 2010
Progetto Satyricon : presentazione tra scuola e bordello e Quartilla, 2010
Compagnia Progetto Satyricon : La pinacoteca di Eumolpo, 2009
Progetto Satyricon : Materiali per un Satyricon Contemporaneo, 2009
Progetto Satyricon : La pinacoteca teatrale (1999-2009, 2010)
Scanner intervista Massimo Verdastro, 2010
Fa piacere, come ho già avuto modo di sottolineare,
immergersi nel teatro in technicolor che la Compagnia Verdastro Della Monica esprime
attraverso il Progetto Satyricon. Pièce di carattere e di grande espressività, la
nuova produzione si concentra su un singolo episodio, quello scritto dalla
drammaturga siciliana Lina Prosa, profondendovi un sapore cinematografico particolare, pur essendo il testo sempre in primo piano. Stiamo parlando dello studio per il 6° capitolo “Nell’anno di grazia post naufragium “ che va in scena il 22 e 23 settembre 2010 alle 21,30 al Teatro Manzoni di Calenzano
per Avamposti – Calenzano Teatro Festival e di cui abbiamo assistito all’anteprima. Lo spettacolo viene proposto anche da giovedì 21 ottobre a sabato 23 ottobre 2010 al teatro Montevergini di Palermo
Come si fa nei set cinematografici, in cui
quasi mai vengono girate in sequenza le varie scene, anche Verdastro & Co, accendono i riflettori sui diversi episodi selezionati per il Progetto Satyricon senza seguire un percorso lineare. Un procedimento plausibile sia in relazione ai molteplici apporti autoriali coinvolti in questo itinerario di rivisitazione del Satyricon – Verdastro ha
commissionato la riscrittura di 6 episodi
del grande romanzo della latinità ad altrettanti drammaturghi – sia in relazione al carattere frammentario dell’opera di Petronio stesso che, sull’asse centrale delle peripezie dei tre
giovani protagonisti – Encolpio, Ascilto e Gitone – inserisce, con un fantasioso gioco di incastri, digressioni novellistiche e poetiche .
Moltiplicando, con continui mutamenti di prospettiva, luoghi e personaggi,
all’insegna di un’irrequietezza acrobatica, oscillante tra lo sberleffo
e il dolore di vivere. Alla frammentarietà strutturale del Satyricon, che alla
trama non attribuiva un ruolo cardine nello sviluppo dell’opera, va inoltre
sommato lo stato lacunoso in cui ci è stato tramandato dai manoscritti.
Giunta dunque al suo quarto appuntamento con la
materia petroniana, la Compagnia Verdastro Della Monica sembra procedere con sempre maggiore affinità d’invenzione
rispetto allo spirito e alla libertà / discontinuità di gamme stilistiche, espressive e narrative della scrittura antica. Con una lucida capacità di recepire le sue reincarnazioni contemporanee, padroneggiando e rinvigorendo le diverse materie verbali dei drammaturghi complici, intessendole in una sapiente e raffinata scrittura
scenica che nasce dall’incontro e dal lavoro interdisciplinare di attori, coreografi,
musicisti, scenografi e video artisti.
Dopo la messinscena del IV Capitolo
scritto da Antonio Tarantino, con un prologo di Luca Scarlini ( Fabbrica Europa - Firenze 2009), che rivisitava uno degli episodi centrali del Satyricon di Petronio -
l'incontro, nella pinacoteca di un museo, tra il giovane studente Encolpio e il poeta-pedagogo Eumolpo – e le scritture di Marco Palladini e Letizia Russo relative al I e al II capitolo – la Scuola di Retorica e la sacerdotessa del dio Priapo, Quartilla (Metamorfosi Festival La città del Teatro – Cascina 2010), Massimo Verdastro e la sua Compagnia propongono in questa occasione un primo studio per il VI Capitolo, ovvero l’episodio finale della saga teatrale, che può comunque essere goduto anche come momento indipendente.
Uno spettacolo di rara intensità, complice anche un’incisiva drammaturgia musicale (di Francesca della Monica e Ernani Maletta), che distilla le tensioni di una società alla
deriva, funestata da presagi di morte ma non priva di bagliori di vitalismo, minacciata dalla fine più che alla sua fine.
“Nell’anno di grazia post naufragium” è un testo in due quadri - ‘Verso Trimalchiopolis’ e ‘Carmen in fine’- che l’efficace regia di Massimo Verdastro, declina nelle forme complementari di un teatro-live e di un teatro in video, quest’ultimo con la collaborazione dell’ispirato video artista Theo
Eshetu. Di grande impatto anche le scelte
spaziali di Stefania Battaglia che, in sintonia con il regista, ha ambientato su un infossato palco – deriva incrostata di elementi terrosi - la scena del naufragio e stigmatizzato i costumi come esili armature del dopo bomba. In questo contesto, nel primo quadro, i due giovani
protagonisti Encolpio (Daniel Dwerryhouse) e il suo amante Gitone (Francesco Bonomo) danno un’ottima prova d’attore, aderendo con duttilità penetrante allo stile impervio della scrittura di Lina
Prosa. Sbalzando la parola sui bassorilievi dei corpi disumanizzati, a cui il disegno gestuale di Charlotte Delaporte impone un energico altalenare di stasi e intensificazioni motorie, evocano con giusta enfasi la disperazione di due naufraghi della vita: il loro
mondo si è sgretolato e il trovarsi in due in questo niente lenisce solo in parte l’incubo del vuoto interiore – esteriore. Al loro fianco, agile come uno spirito, Mercurio ( Giuseppe Sangiorgi), un fantasma acrobatico che movimenta la scena di una verve divino –
terrestre, narrando con le parole di Petronio tradotte in siciliano, i momenti
terribili della tempesta.
“Nel testo originale di Petronio le traversie dei personaggi raccontano come questi siano condannati ad un moto perpetuo, dove la necessità è fisica e dove la carne è l’unico investimento umano in un mondo corrotto e marcio che non conosce più limite – spiega Lina Prosa -. Ma in realtà i due da chi fuggono, da che cosa? La risposta entra a pieno titolo nella materia contemporanea. Ecco quindi all’orizzonte della scrittura un paesaggio di memoria beckettiana, una visione umana di galleggiamento nel tempo di fatti e persone ridotti al
minimo”.
Insuperabile il Massimo Verdastro versione video-attore, che chiude con il monologo del vecchio poeta Eumolpo, virtuoso atleta della parola. Un momento altamente visionario che rende superflua qualsiasi immagine di contorno . Il super-naufrago del nostro tempo prova con
disincanto il suo “Carmen in Fine”: venti minuti di parole, gesti e intensità anche beffarde (ambientati nell’ipotetica città di Trimalchiopolis
- banchetto
grande quanto una città di una civiltà ingorda, ora distesa di ossa e rottami), che fanno emergere nella mente degli spettatori scenari sorprendentemente contemporanei.
Voto
8