Presentazione La cerimonia del massaggio, Di Alan Bennett, Con Anna Marchesini
Recensione La cerimonia del massaggio, Di Alan Bennett, Con Anna Marchesini
Quarto testo
dell’autore britannico per la comica del celebre trio, al fianco di Solenghi e Lopez.
Venti personaggi in uno. Ma a differenza di altre
sperimentazioni del genere, si pensi ad Alessandro
Benvenuti ed al suo “Benvenuti
in casa Gori”, qui i personaggi si mischiano in un flusso di coscienza
continuo molto difficile da seguire. Faticoso capire quale
personaggio sta parlando anche perché le storpiature della voce sono tutte
sfumature dello stesso tono. Una voce neniosa
tra Mike
Bongiorno, Sandro Pertini,
punte di Woytila e Celentano fino ad
arrivare alla macchietta alla Renato Zero. Atto unico,
un’ora e venti. Un linguaggio a dir poco colorito, a tratti
volgare ed ingiustificato, fa sobbalzare e dare di gomito il pubblico
compito della Pergola che espone il suo tutto esaurito. I temi sono scabrosi
nell’ipocrisia dei nostri tempi così moderni e così retrogradi al contempo. Un morto, omosessuale, forse deceduto dopo aver contratto l’Aids.
La chiesa, la scenografia è composta da panche in
legno ed un pulpito, è piena di gay, come lo stesso prete che celebra la
funzione. Architetti, dj, attori, funzionari di partito,
avvocati, politici, militari, popstar, professori
universitari. Tutti si facevano “massaggiare” in profondità da
Clive. Le lacrime, false, dell’inizio, si trasformano in tragedia quando si paventa la parola Hiv,
per ritornare vere, ma di gioia, quando tutto si chiarisce. Il grottesco
diviene commedia classica. La Marchesini, qui vestita da parroco, è
un’eccellente caratterista, ma gigioneggia troppo con
la propria vocalità ed alla fine, nel tumulto delle proprie corde vocali,
riesce, per eccesso e contrappasso dantesco, ad appiattirle tutte. Il ritmo e
la velocità di lingua certamente non le mancano ma il
tutto sembra monocorde quasi che cercasse esasperatamente la fine. Non mancano
certo le battute ma si perdono nell’ammasso delle
parole, nella cascata del racconto che forse avrebbe avuto bisogno o di una
maggiore riduzione o di una spalla sulla scena per segnare i tempi, per
catalizzare meglio l’attenzione sul faro della protagonista. Alla fine
grandissima ovazione per questa provocatoria e graffiante
messa in scena.
Voto
6 ½