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  05/05/2024 - 10:07

 

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La cerimonia del massaggio
Di Alan Bennett
Traduzione, regia e adattamento Anna Marchesini
Teatro della Pergola; 1-6 novembre 2005

 




                     di Tommaso Chimenti


Presentazione La cerimonia del massaggio, Di Alan Bennett, Con Anna Marchesini
Recensione La cerimonia del massaggio, Di Alan Bennett, Con Anna Marchesini


Quarto testo dell’autore britannico per la comica del celebre trio, al fianco di Solenghi e Lopez. Venti personaggi in uno. Ma a differenza di altre sperimentazioni del genere, si pensi ad Alessandro Benvenuti ed al suo “Benvenuti in casa Gori”, qui i personaggi si mischiano in un flusso di coscienza continuo molto difficile da seguire. Faticoso capire quale personaggio sta parlando anche perché le storpiature della voce sono tutte sfumature dello stesso tono. Una voce neniosa tra Mike Bongiorno, Sandro Pertini, punte di Woytila e Celentano fino ad arrivare alla macchietta alla Renato Zero. Atto unico, un’ora e venti. Un linguaggio a dir poco colorito, a tratti volgare ed ingiustificato, fa sobbalzare e dare di gomito il pubblico compito della Pergola che espone il suo tutto esaurito. I temi sono scabrosi nell’ipocrisia dei nostri tempi così moderni e così retrogradi al contempo. Un morto, omosessuale, forse deceduto dopo aver contratto l’Aids. La chiesa, la scenografia è composta da panche in legno ed un pulpito, è piena di gay, come lo stesso prete che celebra la funzione. Architetti, dj, attori, funzionari di partito, avvocati, politici, militari, popstar, professori universitari. Tutti si facevano “massaggiare” in profondità da Clive. Le lacrime, false, dell’inizio, si trasformano in tragedia quando si paventa la parola Hiv, per ritornare vere, ma di gioia, quando tutto si chiarisce. Il grottesco diviene commedia classica. La Marchesini, qui vestita da parroco, è un’eccellente caratterista, ma gigioneggia troppo con la propria vocalità ed alla fine, nel tumulto delle proprie corde vocali, riesce, per eccesso e contrappasso dantesco, ad appiattirle tutte. Il ritmo e la velocità di lingua certamente non le mancano ma il tutto sembra monocorde quasi che cercasse esasperatamente la fine. Non mancano certo le battute ma si perdono nell’ammasso delle parole, nella cascata del racconto che forse avrebbe avuto bisogno o di una maggiore riduzione o di una spalla sulla scena per segnare i tempi, per catalizzare meglio l’attenzione sul faro della protagonista. Alla fine grandissima ovazione per questa provocatoria e graffiante messa in scena.

Voto 6 ½ 

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