Vanni Santoni, Interessi in comune, 2008
Vanni Santoni, Se fossi fuoco, arderei Firenze , 2011
Ci voleva Vanni
Santoni per colorare di contemporaneità, ma anche di atemporalità la Firenze degli anni zero. In linea con il fermento che lo ha
visto fra gli entusiasti organizzatori della tre giorni di reading, incontri, live-set e installazioni Caro Vecchio Neon
(dedicata a David Foster Wallace nel 2008), di incontri - scontri letterari e di
altre scorrerie creative, Santoni in questi anni non solo è diventato cittadino fiorentino, ma ha cercato di dare
il suo contributo a risvegliare la scena intellettuale cittadina. Ne è prova questo
indovinato Se fossi fuoco, arderei Firenze, edito
a fine 2011 da Laterza nella collana Contromano, che si stacca (in positivo) dai romanzi di recente dedicati in qualche
modo a Firenze.
Vanni, come aveva fatto con i suoi precedenti lavori (“Personaggi precari”, 2007; “Gli interessi in comune”, 2008) , anche nel suo nuovo libro fa sgorgare dal suo immaginario, attraverso una serie di ritratti e microstorie, un mondo giovanile riconoscibile e pulsante che si muove nel microcosmo cittadino.
Lo scrittore
di Montevarchi, classe 1978, come un novello Spiderman ha tessuto una tela
di storie, con personaggi le cui esistenze si intrecciano fra loro e fittissimamente con Firenze, che diventa un luogo ideale per
descrivere la vita di tutti i giorni di alcuni ventenni ed ex ventenni.
Esistenze concatenate o meno (i collegamenti, anche se talvolta labili, ci sono almeno con un altro personaggio): studenti fuori sede,
alternativi, dandy, stranieri, coppie in crisi (non solo di nervi), artisti, scrittori (e aspiranti tali), discotecari, punk, pusher, nobili, sfigati, bravi ragazzi, neo hippy, emarginati, universitari, critici,
esteti, fiorentini veri, d’adozione o per caso si muovono, pensano, interagiscono, creando quel mosaico dinamico (e contraddittorio) di vite che è la Firenze di oggi. Vanni non si limita comunque a raccontare la città attraverso le vicende di coloro che la abitano, ma in
questo romanzo (che in qualche modo vuole essere anche una guida), rovescia spesso la prospettiva, lasciando che sia questa città (che si scopre anche un po’ metafora di tutte le città italiane) a intromettersi nelle vite e nelle convinzioni dei cittadini. Il racconto di Santoni va avanti a più dimensioni
lasciando fluttuare il capoluogo toscano nel tempo e nello spazio.
E la Firenze scrigno del Rinascimento, quella che viene definita museo a cielo aperto o capitale ideale della cultura, nonché è anche famosa come città che dette il via negli anni Ottanta alla rinascita del rock italiano, sembra abbracciare, talvolta stritolare i
protagonisti del romanzo, per poi soccorrere con sprazzi di aria nuova ogni storia che si intreccia sotto il suo cielo.
E’ come se innamorati ed eterni delusi
della città facessero scopa fra loro. Poco importa se ci sarà sempre qualcuno
che non è d’accordo, che ricorda una Firenze diversa e migliore, se poi chi è
pronto a dire se fossi fuoco, arderei Firenze, non abbandonerebbe mai la meravigliosa vertigine
fiorentina, che sotto sotto continua ad amare alla follia. Fra i deliri santoni ani più riusciti un tour alla ricerca del miglior lampredotto
venduto nelle botteghe e nei chioschi cittadini, ma anche un come eravamo (il centro del mondo new wave) negli anni Ottanta, una disamina
delle porte storiche, il mondo visto con il Cupolone sempre incombente e tanto
altro ancora.
Voto
9