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Berarda del Vecchio
Sdraiami
Brio e paradossi per tentare di opporsi al diffuso letargo amoroso
Castelvecchi editore , Collana: Navi, 2007, pag. 144, 10 €, Isbn: 8876151828

 




                     di Giovanni Ballerini


"Da sempre le librerie sono fornite di volumi che parlano dei rapporti fra uomini e donne. Ognuno ha il suo stile, ma non amo i libri che parlano con sfacciataggine di sesso. Non vorrei sembrare bacchettona, ma ci sono cose di cui si parla e altre che si fanno. E il sesso è fra queste".

Difficile non essere d’accordo con Geppi Cucciari sul boom (pare che solo in Italia si superino i 30 milioni di €) della letteratura chick lit, quella dei romanzi rosa dei nostri tempi, un po’ sexy, un po’ erotici, un po’ analisi di settore, che vanno a ruba in tutto il mondo. Ma sicuramente l’attrice comica lanciata da Zelig (e prossima interprete, al fianco di Carlo Verdone dell’attesissimo film “Grande grosso e Verdone”), non si riferiva a “Sdraiami”, il secondo libro di Berarda del Vecchio pubblicato dalla collana Navi della Castelvecchi editore (Il primo era il delizioso “L'adorazione del piede”). In effetti anche l’agile analisi sull’universo maschile della del Vecchio, pur non avendo gli sferzanti toni ironici della simpatica comica di Macomer, scava senza luoghi comuni e con un ottimo ritmo nell’analfabetismo sentimentale contemporaneo. E mette alla berlina le scuse, gli atteggiamenti, le frustrazioni, le insicurezze di più di una generazione di maschietti, ma anche la difficoltà femminile a far girare le cose in maniera diversa.

L’assunto è che la frase “Smettila di parlarmi, tesoro, sdraiami” non sempre funziona, assicurano le interessate, ma almeno chiarisce la natura del gioco.

"Io amo gli uomini. Li amo tutti, indistintamente - sottolinea l’autrice -. Ma quelli che adoro sono gli uomini che sanno quando metterti le mani addosso. Senza che tu glielo suggerisca, voglio dire. Quelli che sanno riconoscere quando è il momento di chiederti il numero di telefono senza che tu stia lì a mettere in bella mostra il tuo cellulare, quelli che ti invitano a cena senza la pretesa di essere scarrozzati casa-ristorante-ristorante-casa, quelli che ad un certo punto della serata sanno cosa fare. E invece? Eccola, l’amara realtà: ragazzi fidanzati ma ancora in cerca del vero amore che ti ammorbano i dopocena con lunghissime e pesantissime confessioni, galantuomini d’altri tempi privi di qualsiasi tipo di iniziativa, musicisti quarantenni in tilt al primo bacio, intellettuali dal fascino Old England dimentichi del fatto che il British Style prevede anche un irresistibile sense of humor. No, non ci siamo. Se qualcuno è ancora in grado di stupire la propria donna si faccia avanti, per favore. È urgente. Davvero".

Berarda narra con brio e un pizzico di paradosso come ha tentato di opporsi a questo letargo amoroso, che proprio non si aspettava dopo estati adolescenziali a Trecchina, vicino a Maratea, piene di interessanti premesse, dopo i primi flirt scolastici. Ne viene fuori una coinvolgente narrazione, a metà strada fra il racconto autobiografico e il saggio sul rapporto uomo-donna oggi. Il Berarda pensiero si scatena insomma sull’endemica rarità di veri uomini, che sappiano prendere decisioni e sulla difficoltà che hanno le donne a scovarli. L’alternativa, punteggia con ironia la Del Vecchio è un catalogo di fidanzati assurdi, prototipi di maschio, che l’autrice critica in maniera affettuosa, rendendo perfettamente l’idea di come tanti rapporti non possono che non funzionare. Almeno se non ci si dà una scrollata, se non ci si guarda allo specchio e ci si lascia trasportare dallo stress. Altro che letteratura per pollastrelle.

Voto 7 ½ 

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