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  19/04/2024 - 07:56

 

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Rossana Campo
Sono pazza di te
Milano, Feltrinelli, 2001; pp. 192

 




                     di Paolo Boschi


Un ossimoro esistenziale al femminile, ma letto con la lente divergente dell’ironia, l’unica arma con cui contrastare gli urti della vita, anche quelli di marca tragica. E’ forse questa la definizione più calzante per Sono pazza di te, l’ultimo romanzo di Rossana Campo, classe 1963, scrittrice di natali genovesi ma parigina d’adozione, autrice finora di In principio erano le mutande (che nel 1999 ha ispirato l’omonimo film di Anna Negri), Il pieno di super, Mai sentita così bene, L’attore americano, Il matrimonio di Maria e Mentre la mia bella dorme (tutti editi da Feltrinelli), di alcuni racconti e del libro per bambini La gemella buona e la gemella cattiva. La protagonista di Sono pazza di te è la classica eroina al contrario dei romanzi di Rossana Campo, una giovane donna insicura, stravagante, infelice, innamorata irragionevolmente di Pascal (che l’ha lasciata da poco): per hobby (terapeutico, a suo giudizio) dipinge con tinte vivaci e vive con l’amica Goli, un’iraniana sballata ma di buon cuore conosciuta all’ospedale psichiatrico di Laval, trait d’union ambientale delle altre amiche del gruppo (Cecile, Viviane, Yumiko), tutte con storie più o meno pesanti alle spalle. Durante un’estate confusa, nell’attesa dell’imminente eclisse solare, impariamo a conoscere la strana cerchia della protagonista, che per elezione ha sempre preferito “i disadattati, gli sfigati, i ciccioni, i fuori dal mondo, quelli che non ce la fanno, quelli che parlano con la Madonna, quelli che passano il tempo a tingere i capelli a una bambola, che sono tagliati fuori dalle conversazioni educate, dalle belle macchine, dai conti in banca, dalle vetrine coi vestiti eleganti”, quelli che lei con fare consapevolmente naif ama considerare “i guerrieri dell’umanità”. Pagina dopo pagina si alternano conversazioni in libertà su sogni infranti, disagi relazionali, amicizie, equilibri emotivi intravisti all’orizzonte: la protagonista tira dritto in cerca di stabilità finché, un giorno come tutti gli altri, alla sua porta si riaffaccia da un silenzio di ben diciassette anni Renato, detto Reian, suo padre. E’ proprio il rapporto di odio-amore con il genitore di ritorno che costituisce il fulcro del romanzo: dopo l’isterica accoglienza la figlia ritrovata imparerà a guardare con occhi diversi (ormai privi del tipico conformismo infantile) questo maturo signore un po’ sbruffone, imprevedibile e poco responsabile. Sono pazza di te conferma quanto di buono la Campo ha fatto intravedere finora: una commedia con sprazzi drammatici, ricca di fantasia, colore e tanta ironia.

Rossana Campo, Sono pazza di te, Milano, Feltrinelli, 2001; pp. 192

Voto 7 

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