Sergio Covelli : Zero resto, 2006
Sergio Covelli : Senza padre e madre, né rimorsi, 2008
"Il 4 era il tuo numero preferito: i Fantastici
Quattro erano 4, le marce della Fiat 128 erano 4, i membri della Famiglia
erano 4. Adesso preferisci il 2, ma poiché manca l'altra metà, ti va bene anche
l'1. Non puoi che restare solo. Come un 1 disperato al quadrato o al cubo. O anche alla quarta"
Ironico, introspettivo, gaio, sognante, talvolta
folle, di una follia positiva, coinvolgente, in altri momenti
disperata. Senza padre e madre, né rimorsi racconta di evasioni giovanili, di
esaltanti goliardate, di ragazzate clamorose, che più che scherzi sono uno
sberleffo alla noia, alla consuetudine, ai luoghi comuni e alla gente che li
abita.
Chissà se Salvatore Corbello, il protagonista di
questo indovinato romanzo, è un po’ l’alter ego dell’autore? In ogni caso Sergio Covelli ha fatto un’altra volta
centro. E ha realizzato un libro fuori dagli schemi, che (nonostante il gioco perverso
di variare spesso i caratteri tipografici) ti inchioda alla lettura. Non usa
gli stilemi del thriller in questa sua seconda opera Covelli. E, come
aveva iniziato a sperimentare nel 2006 con l’ottimo romanzo di debutto Zero Resto, ci
trascina nell’avventura. L’avventura della famiglia, non quella anagrafica, ma quella composta dai migliori amici di Salvatore
Corbello (che non a caso si chiamano Papà, Mamma e Zio, mentre il protagonista
si autonomina Figlio) e quella della sua vita da studente fuori sede. Quando
approdato da Catanzaro a Bologna ha abbandonato gli psicofarmaci. E ci fa
ridere, pensare e soffrire. Mettendo in condivisione con il lettore i suoi
ultimi quattro anni, le sue riflessioni, le sue paure, il riso e l’ira furente
che accompagnano il passaggio alla maggiore età, Covelli, introietta in ognuno
di noi rimembranze che pensavamo rimosse. Vengono in mente le piccole - grandi
scemenze che ogni ragazzo ha fatto per sentirsi grane e i sogni che ogni uomo –
donna continua a rincorrere per non crescere mai del tutto. Grazie a questo
circolo virtuoso che crea il libro si erge oltre la storia che racconta. Lascia
spazio all’immaginazione. Almeno per tre quarti. Prima del delirio finale. Il
romanzo circolare del giovane psicolabile di Catanzaro che lotta con la
sua mente per vivere nel miglior modo possibile il territorio fra allucinazioni
e realtà, si trasforma infatti in una storia diversa
in cui a mettersi in gioco è la provincia, il sud, i contesti arretrati, i
quartieri periferici, l’estrema campagna. Una storia in cui la giovinezza e una
fonte che disseta dando dipendenza. Nessuno dei protagonisti vuole crescere.
Quando lo faranno si pentiranno e si autopuniranno per questo. Quasi avessero
colpa loro del tempo che passa, i componenti della famiglia (che si sgretola)
si armeranno l’un contro l’altro e contro se stessi. Non basterà Peter Pan a
salvare i loro equilibri.
Voto
7 ½