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  02/05/2024 - 17:07

 

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Umberto Eco
Baudolino
Milano, Bompiani, 2000, pp. 528
Tra mito e menzogna

 




                     di Paolo Boschi


Baudolino
La misteriosa fiamma della regina Loana


Con Baudolino Umberto Eco mostra per l'ennesima volta di saper dosare al meglio la sua attività di romanziere: dall'esordio con il successo internazionale de Il nome della rosa (datato 1980), passando attraverso le ermetiche trame de Il pendolo di Foucault (1988), fino a L'isola del giorno prima (1994), il docente di Semiotica presso l'università di Bologna, nato ad Alessandria nel 1932, non ha mai sbagliato un colpo, attendendo sempre l'idea giusta e mettendosi alla prova con gli intrecci ed i sottogeneri più disparati. Con Baudolino Eco si gioca anche la carta del romanzo picaresco d'ambientazione medievale, narrato attraverso un funzionale filtro dialogico: protagonista assoluto della storia è Baudolino, che racconta le complesse vicende della sua vita a Niceta Coniate, storico bizantino nonché cancelliere del basileo di Bisanzio, il tutto nel bel mezzo dell'assedio di Costantinopoli. Il dialogo si apre in profumo d'antico, con una vecchia pergamena che contiene il primo (sgraziato) esercizio di scrittura del protagonista, che ci introduce ex abrupto nella trama principale. E' Baudolino stesso a spiegare al suo interlocutore che da quel primo timido tentativo scrittoriale molte pergamene ed infinite storie sono seguite, e la lunghissima conversazione con Niceta frammista alla fuga dalla città in fiamme servirà anche a lui a capire i lati oscuri del proprio passato. Baudolino, d'estrazione contadina, nasce in un oscuro villaggio del Basso Piemonte, nella zona dove è destinata a sorgere, qualche anno dopo, Alessandria: la sua indole fantasiosa e millantatrice conquista addirittura Federico Barbarossa, finito per caso a bussare alla porta dei suoi genitori, Il ragazzo diventa addirittura l'adorato figlio adottivo del grande imperatore. Per perfezionare il suo addottrinamento Federico invierà a Parigi un Baudolino adolescente a Parigi: il giovane protagonista non arriverà mai a terminare il suo curriculum di studi, ma inizierà a vergare su carta gli sterminati parti della sua fantasia e conoscerà quelli che diverranno i suoi inseparabili compagni d'avventure. La 'creazione' per antonomasia a cui Baudolino finirà per dare dignità 'ufficiale' sarà la mitica lettera del Prete Gianni, favolosa figura di re cristiano a capo di un leggendario regno del lontano Oriente, che di lì a poco mosse il desiderio di tanti viaggiatori, tra i quali perfino Marco Polo. Ed è per trovare tale fantomatico regno che l'imperatore Federico partirà per riconsegnare al sovrano orientale la più straordinaria reliquia della cristianità, il santo Graal (altra estemporanea invenzione di Baudolino): l'ormai anziano imperatore morirà nel corso del viaggio in modo misterioso, tenterà invece di arrivare alla meta Baudolino, lungo un percorso che passa in rassegna una ad una le mitiche creature destinate ad animare i bestiari medievali. E non è tutto qui, perché il dialogo di Baudolino con Niceta ha molte sorprese in serbo: alcune per lo stesso protagonista, che colma (talvolta dolorosamente) i lati oscuri del proprio passato, in vista dell'ultimo viaggio, che prelude ad un oblio della storia nei suoi confronti, o forse al suo ultimo atto di disinformazione culturale. Baudolino è un romanzo in multiforme cambiamento: pagina dopo pagina, attraverso un caleidoscopio di invenzioni linguistiche esilaranti, Eco riesce a cavalcare alla bisogna il registro del fantastico, del gotico, dell'avventuroso, narrando di volta in volta, lungo i quaranta capitoli del romanzo, genesi di reliquie, amori impossibili, viaggi picareschi, efferate battaglie, storie di odio e d'amicizia, saporiti aneddoti. Un grande romanzo felicemente sospeso tra realtà e fantasia, tra mito e menzogna.

Umberto Eco, Baudolino, Milano, Bompiani, 2000; pp. 528

Voto 8 

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