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  28/03/2024 - 19:56

 

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Francesco Danti
Trenta giorni di gesso
Un autobiografismo che ha la troppo facile tendenza di sfociare nel vittimismo
Ibiskos Edizioni, 120 pagine, 12 euro

 




                     di Tommaso Chimenti


La ricerca della felicità è davvero trovare il Principe Azzurro o la Principessa sul Pisello? E’ veramente riuscire a scovare sul globo terracqueo la nostra mezza mela? Sarebbe un po’ riduttivo e certamente un’offesa all’intelligenza, al libero arbitrio, alla consapevolezza di sé. Le mele di Adamo, le mele dell’omonimo Tempo con Sophie Marceau sono passate, scadute, da alcuni lustri ma ancora alcuni, molti illusi e delusi al contempo, continuano a faticare ricercando la chimera, il miraggio, la fata morgana in mezzo al Sistema, all’asfalto, al cemento quotidiano. E’ la ricerca del “mezzo kiwi” (più affettuoso e vagamente esotico) che ha spinto il pratese Francesco Danti, o il suo personaggio anche se il libro “Trenta giorni di gesso” (Ibiskos editrice, 120 pagine, 12 euro) sembra dettagliatamente autobiografico, ad “alzarsi la mattina dal letto”. Un volumetto agile (addirittura con prefazione di Federico Moccia, se può essere un vanto) e, a tratti, anche piacevole, scorrevole e leggero. L’autore soffre però del male dei trentenni di oggi, nessuno si senta escluso, di quell’autobiografismo che ha la troppo facile tendenza di sfociare nel vittimismo con una sana carica di (auto) ironia fantozziana. Come a dire che l’ippopotamo sta bene nel suo fango. E forse è davvero così. Sono i singoli che foraggiano con i loro comportamenti stereotipati il tanto temuto “Sistema”. Tra gli atteggiamenti codificati e categorizzati rientra anche l’insofferenza, senza muovere un dito, l’appannamento programmatico dei sogni, continuando a dire e dirsi “Io sono diverso dagli altri”, la ribellione a tutto quello che è di moda, comune, alla portata di tutti, il sentirsi fintamente scomodi. Ma poi per chi? La canzone “Piero” di Simone Cristicchi può spiegare molto. Non ho mai incontrato nessuno che dicesse “sono un uomo qualunque”, “sono normale”. Più spesso si incontrano diari di bordo di chi decanta il suo innato essere contro, quella pacifica e silenziosa marcia alla ricerca del soddisfacimento dei propri bisogni, sempre più spesso materiali. Perché una donna non è un desiderio materiale? E veramente il mezzo kiwi, la mezza mela, la mezza cipolla risolvono la vita? Se questo “Trenta giorni” (il titolo è comunque simpatico) fosse stato scritto in terza persona e fosse stato ripulito da inutili considerazioni filosofeggianti da uomo della strada (vedi Funari), senza lezioni o metodi fai da te, senza classifiche e punti da rispettare, avrebbe avuto il suo perché. Rivedibile, aspettiamo Danti al varco della seconda pubblicazione.

Voto 6 - 

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