Monsters & Co.
Up
Non
accade spesso che un film d’animazione costituisca l’evento
d’apertura del festival di Cannes, ma è quello che è
successo con Up nello scorso maggio e tale scelta è risultata perfettamente naturale considerando che si tratta
dell’ultimo gioiello in cartoon firmato
dalla Pixar che, anche dopo la fusione con la Disney,
ha continuato a sfornare con regolarità meraviglie animate del livello
di Ratatouille e dello splendido Wall-e, tanto per limitarsi agli ultimi titoli
della serie. Anche in Up, diretto a quattro mani da Pete Docter, già autore di
un capolavoro come Monsters & Co, e Bob Peterson, il 3D si conferma la nuova irrinunciabile
esigenza del cinema d’animazione – basti pensare al recente L’era glaciale 3 –,
per quanto l’evoluzione tecnologica rimanga
decisamente in secondo piano rispetto all’afflato poetico che traspare
dalla storia, capace di affrontare tematiche difficili con una leggerezza in
perfetto accordo col titolo. Il protagonista di Up è
il settantottenne Carl Fredricksen,
disilluso venditore di palloncini in pensione con poche speranze in vista nel
suo limitato orizzonte. Carl, che pare una via di
mezzo tra Spencer Tracy e Walter Matthau, peraltro è un vedovo inconsolabile: lui
ed Ellie fin da bambini erano legati dal comune sogno
di diventare esploratori, viaggiare in Sud America
fino alle cascate del Paradiso, poi sono cresciuti, si sono sposati ed hanno
vissuto con tanto amore nella classica casetta americana pulita ed ordinata,
mentre Carl si guadagnava da vivere vendendo
palloncini. Alla fine però la sua adorata Ellie
è morta e Carl è rimasto solo a pensare
a quei sogni in comune che non si erano mai realizzati, con una visuale sempre
più chiusa dai cantieri che circondano la sua villetta in una morsa
minacciosa. È così che il buon Carl ha
un’impennata d’orgoglio e decide di partire con tutta la sua casa,
sollevandola grazie a migliaia di palloncini colorati per recarsi alla volta
delle cascate del Paradiso e realizzare così il suo sogno giovanile.
Purtroppo nella spettacolare ascesa resterà coinvolto anche Russell, un corpulento boyscout goffo e petulante quanto
simpatico, che diventerà giocoforza il compagno
d’avventure dell’indomito vecchietto. Approdati non senza
difficoltà proprio a due passi dall’obiettivo del protagonista, la
strana coppia diventerà un ancora più curioso quartetto con la
variopinta pennuta Kevin e con il cane parlante Dug: l’assortito gruppo dovrà unire le forze per
far fronte alla minaccia di Muntz, il vecchio
esploratore che, con le sue gesta avventurose, aveva ispirato Fredriksen bambino. Nonostante il suo
fantastico sogno di libertà, il burbero protagonista scoprirà ad
un certo punto che l’avventura più grande è l’amore
sincero per la persona con cui abbiamo scelto di passare la vita. Up racconta una deliziosa parabola
sull’amicizia di una coppia strana quanto improbabile che riesce ad
avverare un sogno nonostante imprevisti e pericoli grazie alla
solidarietà reciproca, alla speranza verso qualcosa in cui credere al di là di ogni logica razionale, ad andare avanti
sempre e comunque. Sarebbe già abbastanza, ma Up
regala anche una poetica ed articolata riflessione sulla solitudine, sulla
vecchiaia, sull’elaborazione del lutto, sul valore del sogno e del
ricordo: temi notoriamente pesanti ma affrontati con una freschezza ed una
leggerezza non comuni. Il tutto come sempre annaffiato da dosi corpose di
citazioni cinefile. Un cartoon che
intrigherà i piccoli e (soprattutto) commuoverà gli adulti: i critici
al di là dell’Atlantico lo hanno
già definito il Gran Torino dei
film d’animazione e, stranamente, per una volta ci hanno azzeccato.
Assolutamente non perdere.
Up, regia di Pete Docter e Bob Peterson; animazione; U.S.A.; 2009; C.; dur. 1h e 44’
Voto
8½
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