Nessuna
professione è più in stretta connessione con le personalità che conosci quanto il variegato mondo dei PR, ed è per
l’appunto questo il lavoro di Eli Wurman, guru
newyorchese delle public relations, ora in declino. Eli è disposto a
tutto pur di accontentare i propri clienti: può coprire imbarazzanti cadute di
stile, trovare signorine compiacenti, stupefacenti o reperire qualunque altra
cosa gli sia richiesta, offrendo al contempo una discrezione priva di limiti: i
dettagli insignificanti dei suoi clienti possono pure finire sui rotocalchi,
Eli provvederà ad impedire che le informazioni davvero scottanti vadano in
pasto alla stampa. Siffatta professione
richiede il pelo sullo stomaco necessario per rimestare nel torbido, consuma a
fuoco lento ed avvince come una droga, al punto che uscire da questo dorato
mondo di apparenza è praticamente impossibile. E’ proprio la riuscita
ambientazione la principale qualità di People I know, un atipico thriller
che Daniel Algrant, già regista di molti episodi del fortunato serial TV
“Sex and the City”, utilizza come
grimaldello narrativo per descrivere luci ed ombre del dorato mondo dello showbiz.
Ormai giunto nella parabola discendente della sua carriera di press agent,
il protagonista può annoverare soltanto su un pezzo da novanta tra i propri
clienti, il premio Oscar Cary Laurner, in procinto di tentare la carriera
politica. E’ appunto Laurner a disturbare Eli Wurman per
affibbiargli l’ennesima patata bollente di una lunga serie: ritrovare la
stellina televisiva Jilli,
rimetterla in sesto e convincerla ad uscire di scena senza clamori eccessivi.
Un compito apparentemente normale, se non accadesse che Eli, stremato da troppe
pillole, finisse per addormentarsi durante l’omicidio dell’arrogante attricetta
affidata alle sue discrete cure. Il tutto mentre il protagonista sta
cercando di organizzare una serata di beneficenza cui presenzierà tutta la New
York che conta: l’ultimo grande evento della sua carriera prima di uscire di
scena, comprarsi un modesto capanno da pesca in riva ad un lago e magari
concedersi l’amore dell’ex cognata Victoria,
l’avvenente vedova del fratello ormai pronta a riscoprire i sentimenti. People I know offre un bello spaccato ambientale
della professione del press agent, efficace soprattutto sotto il
versante descrittivo, poiché il giallo in sottofondo è in pratica un pretesto
per raccontare un mondo spietato dove l’apparenza è tutto, l’essenza delle
persone un dettaglio secondario, i contatti umani pregiata merce di scambio. Al Pacino è perfetto nel
ruolo del protagonista stanco e disilluso. Il film è liberamente ispirato alla
vita del PR newyorchese Bobby Zarem.
People
I know, regia di Daniel Algrant, con Al Pacino, Téa Leoni, Kim Basinger, Ryan
O'Neal; thriller/drammatico; Usa/Gran Bret.; 2002; C.; dur. 1h e 40’
Voto
7-
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