Almost famous - Quasi famosi
Vanilla Sky
Elizabethtown
La mia vita è uno zoo

Conoscete la differenza tra fallimento e fiasco? Azzardando la visione di Elizabethtown, ve la spiegherà con esattezza il protagonista dell'ultimo film di Cameron Crowe, ovvero il designer di scarpe Drew Baylor: un fiasco può consistere nel bruciare una cifra che si aggira intorno al miliardo di dollari - l'equivalente del bilancio di un piccolo stato in via di sviluppo, per intenderci - dopo aver speso otto anni di vita nel progetto della scarpa definitiva. Un fiasco di proporzioni così imbarazzanti non può che innescare nel protagonista un logico proposito suicida, elaborato dopo l'ovvio licenziamento, la conseguente rottura con la propria ragazza ed un’invidiabile collezione di ‘ultimi sguardi’: curiosamente sarà la notizia della repentina scomparsa del padre nel natìo Kentucky a rimandare il nefasto programma per consentire a Drew di svolgere degnamente il proprio dovere di figlio maggiore occupandosi della salma e del funerale. Nella tratta aerea verso Louisville il povero Drew farà quindi conoscenza con Claire, una briosa e fin troppo espansiva hostess con la vocazione della buona samaritana (nonché della supplente sentimentale). Giunto alla meta finale di Elizabethtown, Drew sarà costretto giocoforza a familiarizzare con parenti schiettamente affettuosi come solo gli schietti provinciali sono capaci di essere. Nel frattempo grazie alla magia della telefonia mobile il rapporto con Claire andrà acquistando consistenza. E l'elaborazione del lutto? La salvifica malinconia di un viaggio on the road aiuterà Drew a scendere a patti con se stesso, suo padre ed il nuovo amore alle porte. Dentro la sua ultima fatica Cameron Crowe ha condensato per l'ennesima volta la sua premiata ricetta filmica: generi intrecciati in modo indefinibile - qua ci si alterna tra registro drammatico, comico e sentimentale - con un pizzico di surreale ad amalgamare il tutto, insieme ad una portentosa colonna sonora. Nonostante la monocorde inespressività di Orlando Bloom - che risalta ancor più per l'eccessiva vivacità di Kirsten Dunst - , le numerose esagerazioni da american dream e qualche compiaciuta lungaggine di troppo, nel complesso Elizabethtown si fa guardare gradevolmente.

Voto 6/7