Far East Film 10, 2008
Far East Film 10, il bilancio dell'edizione 2008
Il Far East
passa la soglia dei dieci anni. Questa edizione
2008 si è dimostrata davvero piena di belle sorprese e la riconferma di una
vitalità festivaliera mai doma: superata la soglia dei 50 mila spettatori
raccogliendo anche il maggior numero di adesioni della
manifestazione: 1100 presenze da una decina di paesi (dagli Stati Uniti alla
Repubblica Ceca), senza dimenticare i quasi 200 giornalisti e i 42 rappresentanti
di festival internazionali (il bookshop, vale la pena di sottolinearlo, ha
venduto circa 1500 pezzi tra libri e Dvd, con picchi di preferenza per i nomi
cult come Miike Takashi e Johnnie To). Bella immagine
da ricordare è l’emozionante sorpresa con cui Johnnie To,
Wai Kai Fai e il dream team
della Milkyway hanno
simbolicamente ringraziato il festival, primo artefice occidentale della loro
rivalutazione, donando a Sabrina Baracetti ( Presidente ) e Thomas Bertacche (
coordinatore del festival ), un’effige di cristallo con impresse le mani di To
e Wai, in perfetto stile walk of fame, assieme alla scritta «Per celebrare
dieci anni di amicizia con Far East Film». Giunto oramai ad
occupare i primi posto tra i maggiori eventi cinematografici internazionali, Il
Far East, oltre a dare una enorme visibilità al bel centro cittadino di Udine,
dimostra una passione genuina per la cultura dell’Estremo oriente, senza
gerarchie di sorta, ma lasciando libero il campo ai generi, alle opere
underground, che stimola il pubblico vario e sempre più vasto che ogni anno
arriva nel capoluogo friulano. Quest’anno l’Audience Award ha visto trionfare il Giappone con
tre film: il piccolo capolavoro Gachi Boy (presentato in
anteprima europea), l’eccentrico road movie Adrift in Tokyo e la commedia nera
Fine, Totally Fine. Il Black Dragon Award, novità di quest’anno, ha invece
registrato la vittoria di Johnnie To, con il thriller Mad Detective, seguito,
ancora una volta, da Fine, Totally Fine e, al terzo posto, da Crows – Episode 0,
che ha segnato il ritorno di Miike Takashi. Riassumendo i
punti salienti del festival, possiamo dire dell’attenzione rivolta all’ hongkonghese Pang Ho-cheung, presente con il film a episodi Trivial
Matters, e ai suoi primi cortometraggi derivativi del modello poliziesco,
targato Hong Kong. La selezione giapponese è stata di tono minore, e non ha
convinto appieno il focus dedicato a Miki Satoshi, una delle poche eccezioni è stato Funuke
di Yoshida Daihachi, con la star sexy Sato
Eriko. Deludente anche la
selezione malese e divertente quella thailandese per le sue derive tra i
diversi generi. La Corea
del sud, ha presentato pellicole convincenti come Black House di Shin Terra,
con una bella figura di assassina psicopatica a cui una delle vittime, il marito, continua
a riservare il proprio amour fou. The Guard Post di Kong Su-chang rievoca
l'individualità divisa della guerra alla Corea del Nord trasferendo il
conflitto tutto all'interno, fino al culmine di un
autodistruzione di ideali e speranze. E Our
Town di Jung Kil-young è un altro horror di doppi, in ambientazione stile
americana, di una provincia che dietro le mura quotidiane cela dei segreti
criminali. La retrospettiva dedicata a Shin Sang-ok, è stata una piccola
scoperta, riguardante uno sguardo d’autore assorbito alle modalità del
neorealismo nostrano. Quello che invece si è scoperto, è lo stato di grazia del
cinema filippino, che ha presentato due opere curiose: Resiklo, diretto da Mark
A. Reyes: un sogno destabilizzante nel ricreare un aurea
hollywoodiana in una cornice di pensiero alla Ed Wood; l’altro è Altar
di Rico Maria Ilarde, un esoterico viaggio in cui la morte è il sacrificio per
ottenere l’amore di una vita. Un grande contenitore, Il Far East,
che ci permette di fare nuove scoperte, lasciando nella memoria di noi
spettatori, dei bei ricordi.
Voto
9