Billy Elliot
Regia di Stephen Daldry
Cast: Jamie Bell, Julie Walters, Jamie Draven, Nicola Blackwell, Jean Heywood, Gary Lewis, Stuart Wells, distribuzione Universal Focus, U.K., 2000
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Billy Elliot - Recensione
Billy Elliot - Presentazione
The Hours
The Reader - A voce alta
Sulle punte per lasciarsi alle spalle una vita di provincia poco promettente, un plausibile futuro da minatore e il vuoto lasciato dalla morte della madre. Billy Elliot - sugli schermi inglesi dall'inizio di ottobre - si sta rivelando il film oltremanica del momento; e c'è da pensare che lo stesso accadrà in Italia non appena verrà distribuito nelle sale cinematografiche.
Il regista esordiente Stephen Daldry racconta con ironia e grande umanità il riscatto di un ragazzino di undici anni e i suoi sogni nella più tipica atmosfera working-class inglese. La vita del figlio di un minatore nel nord dell'Inghilterra, dove un accento dice più di mille parole, erige muri tra classi e persone, crea conflitti e disuguaglianza.
Billy Elliot (interpretato dal tredicenne Jamie Bell, perfetto nella parte), comincia per caso a seguire le lezioni di danza con Mrs. Wilkinson (Julie Walters), unico maschio tra bambine di buona famiglia in tutù. Billy dovrebbe allenarsi nella boxe, ma con i guantoni ai pugni il piccoletto non ci sa fare, mentre con le scarpette da ballo ai piedi sogna di trasformarsi nel principe del Lago dei cigni di Ciaikovskij. Ha la fortuna di trovare qualcuno che vede in lui un diamante grezzo, un piccolo talento da portare lontano dallo squallore di una possibile esistenza passata tra il pub a ubriacarsi e gli scioperi dei minatori. Lontano dalle risse con la polizia e dall'ignoranza causata dalla mancanza di mezzi materiali. Lontano dalla provincia e nel cuore della vita: Londra, la Royal Ballet School.
Billy Elliot varca la distinzione tra upper-class e working-class, ancora così tenacemente forte in Inghilterra, e indica nell'estetica e nella passione per la danza una possibilità di riscatto. Attraverso gli occhi di un bambino respiriamo l'atmosfera dell'Inghilterra anni Ottanta, lo sciopero dei minatori sotto "Maggie" Thatcher. La Lady di Ferro ancora una volta viene ricordata nel cinema inglese (così come nella letteratura contemporanea, basti pensare a Jonathan Coe) come la donna che ha piegato la working-class, incurante dei suoi scioperi e del fatto che ci fossero famiglie dietro quei minatori che protestavano.
Ma per Billy Elliot le cose potrebbero cambiare. Anche se un muro di pregiudizi (il balletto non è certo considerato maschile!) va abbattuto, o almeno scavalcato, prima che il sogno si realizzi. Non più una quotidianità da minatore come quella del padre (interpretato da Gary Lewis, uno degli attori preferiti da Ken Loach), non più violenza e fughe dalla polizia come succede al il fratello maggiore, ma la possibilità di andare contro le scelte che la vita vorrebbe, a volte, fare per noi. Il balletto diventa liberazione per Billy Elliot, senza sovrastrutture mentali e culturali. Malgrado il nome regale (William), Billy è nato e cresciuto in un'Inghilterra di bassa estrazione sociale, parla un inglese sgrammaticato, vive in una casa in cui si respira odore di birra piò che di cultura. Certo non è mai stato a teatro, la musica classica non gli è nemmeno lontanamente familiare. Eppure quando balla "l'elettricità" gli attraversa il corpo. Qui sta il suo vero talento, la sua vera passione. Una naturale inclinazione che non domanda si conosca Ciaikovskij. Forse un po' retorico, forse storie già sentite di riscatto sociale e di voglia di farcela. Molti lo paragonano a Full Monty. A dire il vero Billy Elliot è senz'altro più toccante, ma altrettanto divertente. E quindi passi pure la retorica se garantisce al tempo stesso un'ora e mezza di intrattenimento, se ci permette di uscire dal cinema con le lacrime agli occhi e ci fa sentire ancora capace di emozionarci.
Billy Elliot , BILLY ELLIOT, Regia: Stephen Daldry, Cast: Jamie Bell (Billy Elliot), Julie Walters, Jamie Draven, Nicola Blackwell, Jean Heywood, Gary Lewis, Stuart Wells, distribuzione Universal Focus, U.K., 2000
Voto
8
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