È un bel personaggio Francesco
Tricarico da Milano, classe 1971, o almeno così
lo definirebbe il suo collega Lorenzo Cherubini da
Cortona in arte Jovanotti che, dopo i primi passi discografici di Tricarico gli offrì di aprire le sue esibizioni dal vivo.
Verrebbe da aggiungere l’aggettivo “particolare” a voler definire nel modo più
appropriato Francesco Tricarico, e molto particolare (ed assai personale) era non a caso il singolo di
lancio del 2000, Io sono Francesco, di chiara ispirazione autobiografica, una canzone toccante e profonda ma al
tempo stesso orecchiabile, addirittura sorprendentemente capace di scalare la
classifica italiana dei singoli. Dopo le collaborazioni eccellenti con
Jovanotti e Celentano (è di Tricarico
l’ultima ‘celentanata’ della
serie, La situazione non è buona),
il cantautore milanese è tornato ad emozionare Sanremo con il singolo di lancio
di Giglio,
ovvero Vita tranquilla,
interpretata con qualche stonatura all’Ariston, ma capace comunque di
aggiudicarsi il premio della critica. Questa canzone rappresenta in modo esemplare
la musica di Tricarico, spesso ingenua, a tratti
quasi naïf, talvolta in grado
di clamorose accelerazioni o addirittura di sterzate in direzione dialogica:
musica strana, personale ed emozionante, che riesce a tratteggiare quadri di
umanissima realtà. Vita tranquilla potrebbe
essere l’altra faccia di un brano storico come Vita spericolata a partire dal titolo,
dato che ne rovescia il narcisismo di fondo aprendo insostenibili squarci di
attesa nei confronti del domani, della possibilità di cambiare, di gioire, di
vivere. Il tutto con un refrain che, dopo un paio di volte, arpiona letteralmente
l’immaginario dell’ascoltatore. Tricarico è questo:
un artista capace di emozionare e d’intrigarci in modalità
scanzonate: le altre dieci canzoni di Giglio completano ed integrano a meraviglia Vita tranquilla,
che nella tracklist è preceduta dal brioso scherzo di Oroscopo e seguita dalla gemma riposta
del disco, la bella Eternità,
che racconta un amore e l’attesa di un bimbo. A ruota l’album continua a
spiazzarci con l’energia quasi infantile di Pomodoro, per poi stordirci con una canzone sentimentale piena di
citazioni floydiane come Cosa vuoi adesso? Non è finita perché è nella
seconda parte che Giglio
gioca alcune delle carte migliori del mazzo: prima di tutto la ritmata e intrigante Ghiaccio,
quindi una ballata hard rock a pronta presa come Fili di tutti i
colori, poi una canzone che sembra uscita dal repertorio del primo
Celentano, Il mio amico, nostalgica e riflessiva, a seguire Gigliobianco, un ludibrio punkeggiante
sull’incontro che ti cambia la vita, infine la conclusiva Libero, ingenua ed incalzante, quasi a
chiudere il discorso all’insegna dell’energia. Non è certo un personaggio di
tendenza Tricarico, ma un disco come questo è semplicemente
sorprendente per le tematiche non immediate e la
varietà musicale delle canzoni. Peraltro le umanissime storie raccontate tra un
brano e l’altro acquistano definizione un ascolto dopo l’altro. Vivamente
consigliato.
Francesco Tricarico, Giglio [Sony/Bmg
2008]
Voto
7