Il ventiseienne Terje Nordgarden è un cantautore norvegese (prodotto a Firenze
della Stout music nel 2003), che molti già considerano una delle nuove stelle del panorama del rock.
Terje è tornato recentemente in Italia per un nuovo tour.
Nordgarden ha debuttato con un
album che porta il suo nome, presentando ben 13 brani scritti e
"creati" nella fredda Norvegia e nella divertente Bologna. Questo
lavoro, che è stato prodotto (artisticamente) da Paolo Benvegnù è stato ristampato proprio in questi
giorni dalla Stout
music. C’è chi sostiene che abbia un carattere ribelle, chi che sia un
"difficile". Di sicuro con Terje è spesso difficile lavorarci insieme, collaborarci, nel caso uno
non sia stato "prescelto" da lui.
Non c’è da dargli torto, del resto, abituato nel suonare per strada in cambio di pochi
spiccioli per dormire in altre città, Terje è andato via da quel paesino norvegese chiamato Hamar, dimostrandosi un cantante non interessato alla discografia ma allo stare bene
utilizzando la musica come antidoto alla tristezza.
Per questo Terje Nordgarden strimpella la chitarra da Londra a Palermo per andare a Praga e avvicinarsi alla Sardegna. Un
caos alimentato dai mille autostop e dalla sua sicura chitarra. Si ferma a
Bologna e approda a Firenze, dove affascinato dalla proposta di un disco
ma soprattutto ancor più affascinato dal vino toscano e dalle donne italiane,
rimane. E fa bene, visti le ultime performance, dove, simpatico e comunicativo sul
palco, parla e relaziona col pubblico talmente bene da
fare invidia ai timidi o a tanti presuntuosi cantanti italiani.
Una voce potente, un ottimo chitarrista e una presenza sul paco consacrata dal bel aspetto
che conquista anche le donzelle cadute casualmente nel locale.
Proclamato dalla stampa "figlio di Jeff
Buckley ", Nordgarden rimane ancora troppo poco conosciuto in Italia perché straniero e troppo poco
conosciuto all'estero perché prodotto in Italia: un paradosso
"cosmico" pesante anche per la sua apparente leggerezza.
Voto
8