partner di Yahoo! Italia

Fizz - Idee e risorse per il marketing culturale !

Scanner - Cultura Opinioni Online
links redazione pubblicità info redazione@scanner.it


   


Muse
Will of the people
Patti Smith
Banga
Amy MacDonald
This Is The Life
Red Hot Chili Peppers
I’m with you
Led Zeppelin
Mothership
Anna Calvi
Anna Calvi
Coldplay
Mylo Xyloto
Ben Harper
Give ‘till it’s gone
Gomez
Whatever's on your mind
Foo Fighters
Wasting Light

 


Ricerca avanzata

 

 

Arte Musica Libri Cinema Live Interviste Home Vignette Gallery Hi-Tech Strips Opinioni Gusto Ospiti TV

  19/03/2024 - 05:55

 

  home>musica > rock

Scanner - musica
 


Guano Apes
Don't give me names
[Supersonic 2000]
Un concentrato di hard rock

 




                     di Paolo Boschi


Singolarmente i loro nomi sono Sandra Nasic (voce solista), Henning Ruemenapp (chitarra), Stefan Ude (basso) e Dennis Poschwatta (batteria). Insieme compongono i Guano Apes, una band hard rock che i quattro hanno formato a Goettingen, in Germania, esordendo con Proud like a God nel 1997, un album che, soprattutto grazie al singolo Open your eyes, ha riscosso un discreto successo sia nel vecchio continente che al di là dell'Atlantico. Dopo quasi due anni di intensa attività dal vivo i Guano Apes sono tornati con questo Don't give me names - e ci scuseranno per aver cominciato citando proprio i loro nomi -: il secondo album conta quindici brani complessivi (due riproposti anche in versione unplugged), una traccia interattiva dotata di video, links et similia, e risulta decisamente più convincente rispetto al disco d'esordio, troppo monotematico. Don't give me names comincia sotto cupi cieli dark con l'apripista Innocent greed, un brano ossessivo seguito a ruota da No speech, ugualmente ossessivo, cupo e martellante. Poi arriva una cover curiosa: Big in Japan degli Alphaville, meteoritica band dei controversi anni Ottanta, ovviamente riletta in chiave hard rock e dunque più stringente dell'originale. L'album del quartetto tedesco prosegue senza sforzi eccessivi di originalità ed in un crescente profluvio di energia: vedi ad esempio gli spunti punkeggianti di Dödel up e I want it, certi momenti di rock epico o giù di lì (Mine all mine), occasionali incursioni 'metalliche' (Ain't got time). Alla fine le canzoni migliori sono, guarda caso, Living in a lie, una ballata che assicura emozioni (nonché l'episodio più tranquillo e disteso dell'intero disco), Too cloose to leave, brano dotato di intriganti arpeggi di basso che in modo inedito vanno a distendersi in direzione reggae, ed infine l'intrigante amalgama di Anne Claire: in tali casi la voce di Sandra Nasic riesce a trasmettere un buon numero di suggestioni musicali, semplicemente perché non oscurata dal dispendio musicale del resto del gruppo. Il teorema è dimostrato dal fatto che le versioni acustiche di Living in a lie e Anne Claire risultano migliori di quelle 'ufficiali'. Insomma, nel complesso un onesto disco di hard rock, più vario e meno aggressivo rispetto all'esordio, ma il Rock con la erre maiuscola è davvero un'altra cosa...

Guano Apes, Don't give me names [Supersonic 2000]

Voto 5½ 

        Invia Ad Un Amico

© Copyright 1995 - 2010 Scanner