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  08/05/2024 - 16:42

 

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Scanner - musica
 


Paolo Conte
Psiche
I miti di sempre, dalla bici al circo, dai misteri femminili alle suggestioni esotiche
[Cgd Eastwest 2008]

 




                     di Paolo Boschi


L’avvocato musicista di Asti, classe 1937, è tornato in studio dietro al suo pianoforte e ad un microfono in barba alle sue molteplici primavere, per regalare al gentil pubblico di là e di qua d’Oltralpe l’ennesimo prodigio della sua vasta discografia. Era da Elegia del 2004 che Paolo Conte non pubblicava un album di studio ma, nonostante le sue dichiarazioni sulla volontà di limitarsi a dischi soltanto strumentale per la sua presunta difficoltà compositiva sul fronte testuale, le parole sembrano proprio non mancargli e la sua penna appare intrigante ed efficace come sempre. C’è da dire subito che Psiche non aggiunge niente di nuovo al complesso della sua opera, tranne l’utilizzo estemporaneo di sintetizzatori, ma quel che continua a dire lo dice nel migliore dei modi, con una corposa manciata di imperdibili ballate come le tante che Conte ci ha offerto dai suoi esordi come compositore di canzoni per colleghi più famosi a partire dagli anni Sessanta – molti rimasti nella storia come Azzurro, Messico e nuvole, Insieme a te non ci sto più o Onda su onda, per citare qualche titolo all’impronta –. Ma la cifra riposta della poetica contiana suole esplicarsi in ombrose ballate jazzate di grande impatto sentimentale, come la mitica Via con me, e Psiche sotto questo profilo non fa eccezione, non a caso molte tra le canzoni dei quindici brani della tracklist sono appunto insostenibili ballate. Il titolo del disco s’ispira al mito di Eros e Psiche, la splendida fanciulla che, abbandonata dal dio dell’amore per la sua curiosità, sfidò la dea Venere e sostenne numerose prove per riconquistare il divino amante. Il percorso musicale del disco si apre appunto con la title track d’apertura, quasi completamente strumentale, e si ravviva con la seconda traccia, Il quadrato e il cerchio, una briosa ballata con chitarra predominante incentrata sulla quadratura del cerchio o sulle perplessità della vita che dir si voglia. A ruota l’album propone un trittico di ballate, cominciando da Intimità, ballata sentimentale meravigliosamente essenziale e malinconica con sottofondo delicatamente jazzato, l'ennesima composta da Conte nella sua lunga carriera – ma perché fermarsi se il risultato continua ad essere questo dopo decadi di onorata carriera? –, proseguendo con Big Bill, altra ballata soffusa ed intimistica, ed infine all’intensa L’amore che, sentimentale ed insostenibilmente malinconica. Dopo Silvery Fox (brano in inglese), quasi un intermezzo da musical, Conte propone un’altra pièce per musica e sentimenti con Bella di giorno per poi incantarci a ruota con Velocità silenziosa, dedicata ad un mito di riferimento del compositore astigiano, la bicicletta, protagonista del protagonista del brano musicalmente più brioso di tutto il disco. Dopo le ombre di Omicrom arriva anche Ludmilla, una ballata con una protagonista del circo, da sempre uno degli universo di riferimento di Paolo Conte, con la malinconia della fisarmonica in sottofondo. La coda di Psiche presenta nell’ordine un’altra insostenibile ballata come Leggenda e popolo, basata sull’artificio retorico della ripetizione, con versi scanditi a regola d’arte, quindi la jazzata Danza della vanità, poi l’avvolgente ombrosità di Coup de théâtre (brano in francese), la frizzante Così o non così ed infine le conclusive screziature jazzate di Berlino. Con la certezza che il maestro, quando vorrà, tornerà ad incantarci come sempre…

Voto 8 

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