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  20/04/2024 - 05:54

 

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Francesco De Gregori
Calypsos
9 canzoni nuove del cantautore romano
[Caravan/Sony/Bmg 2006]

 




                     di Paolo Boschi


Che bello! Un disco che dura poco meno di quaranta minuti, come il vinile d’una volta, peraltro evocato anche dalla grafica stampigliata sul cd, che ricorda un vecchio 33 giri, con una copertina assolutamente minimalista – nome e cognome dell’autore, un sintetico sottotitolo e un titolo che pare scritto a mano –. Francesco De Gregori ormai dalla metà degli anni Settanta si porta dietro l’etichetta (riduttiva ed ingombrante al tempo stesso) di “Dylan italiano” e, esattamente come il suo corrispettivo americano, nella maturità sembra dilettarsi ad offrire un’interpretazione naïve della professione cantautorale: un’intensa attività dal vivo insieme all’affiatata band di sempre, un’indefessa attività compositiva che, ogni volta che il materiale accumulato lo consente, finisce in sala d’incisione, senza troppo riguardo alle strategie di marketing. Ecco dunque che l’ultima fatica di De Gregori, intitolata Calypsos, puntualizza con opportuno sottotitolo che trattasi semplicemente di “9 canzoni nuove” del cantautore romano, sfociate in un disco che arriva  a neppure un anno dal precedente Pezzi, col quale condividono lo stesso impressionante livello qualitativo che il bardo romano non manca di assicurare al gentil pubblico almeno dai tempi di Amore nel pomeriggio. Le nove nuove canzoni di Calypsos prendono avvio con la splendida Cardiologia, il primo singolo estratto dell’album, davvero qualcosa di molto vicino a un tuffo al cuore, una poesia in musica più che una canzone con sprazzi lirici, basata su una melodia essenziale ma di grande presa emotiva, il pianoforte e la voce di De Gregori, e l’amore, il tema più abusato di sempre ma sul quale i veri artisti ancora riescono a parlare in modo nuovo ed espressivo: “Che raccoglie conchiglie / dopo la mareggiata / che il cielo è ancora scuro / ma la notte è passata / e macina la sabbia / dentro ai mulini a vento / e che non ha mai fretta / e che non ha mai tempo / e poi l’amore indecente / che si lascia guardare, / l’amore prepotente / che si deve fare / e gli amori ormai passati / e ancora vivi nella mente / che dell’amore non si butta via niente”. La successiva La linea della vita è un pop-rock di gran classe, svagato (presenta perfino coretti femminili) ma non banale, molto ‘radiofonico’, ancora giocato sull’amore, il tema privilegiato di riferimento di tutto il disco. La casa è probabilmente una delle cose che gli estimatori di De Gregori non dimenticheranno tanto presto: una melodia semplice, quasi infantile, e un testo che, come un vero miracolo di leggerezza ed espressività, costruisce la casa per l’amore – “Costruisco questa casa / senza inizio e senza fine / come il sole a mezzogiorno / quando incendia le colline” –. A ruota segue L’angelo, cantato in coppia con Lucy Campeti, uno spensierato calypso che scorre via sinuosamente e ci porta al baricentro del disco, ovvero l’intensa In onda. Poi arriva Mayday, il pezzo più rock e graffiante della tracklist, quindi la suggestiva Per le strade di Roma, un omaggio del Principe alla sua città. Poco prima della fine De Gregori ci regala il terzo gioiello del disco, ovvero L’amore comunque, un’incisiva raffigurazione delle mille facce dell’amore, marcato da un refrain strepitoso rivolto alla “regina del tempo / della sabbia e del vetro / della fine di tutti i numeri / e dell’inizio dell’ alfabeto”. La conclusiva Tre stelle è un tranquillo divertissement di buon gusto che chiude in modo dignitoso un grande album. Francesco De Gregori, Calypsos [Caravan/Sony/Bmg 2006]

Voto 8 

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