Non sono una signora
               
				 
              Correva  l'anno 1991 quando  Damon Albarn (voce solista), con Graham Coxon (chitarre), Alex James (basso) e Dave Rowntree (batteria) -  quattro ragazzi provenienti dall'Essex che si erano conosciuti frequentando lo stesso college londinese - fondarono uno dei gruppi che poi meglio hanno tenuto la scena in quel controverso decennio ora volto a conclusione. In quel momento  il vento del grunge spirava forte negli Usa (dove peraltro  i Blur non sono mai riusciti a sfondare), così la neonata band scelse di cambiare direzione, proponendo una musica ironica, capace allo stesso tempo di uscite estemporanee e di citazioni più nobili, con  i Fab Four come privilegiato punto di riferimento (esattamente quello che Noel Gallagher non ha mai smesso di fare con gli Oasis). E proprio  il gruppo dei terribili fratelli Liam e Noel ha innescato fin dall'esordio e portato avanti una strategia di competizione con i Blur, sulla falsa traccia della gara a distanza negli anni Sessanta tra Stones e Beatles, inesistente in termini di proposta musicale, semmai più un agonismo sotto il versante dell'immagine. Tralasciando il background  storico nel quale  i Blur si sono mossi fino ad oggi, restano da segnalare i loro sei album di studio: dall'esordio con Leisure datato 1991 fino all'antologia  The best of Blur, uscita a fine 2000, che presenta diciassette hits e  l'inedito Music is my radar. Il primo rilevante cambio di direzione è testimoniato da Modern life is rubbish (1993), nel quale  i Blur teorizzavano l'assioma che la vita contemporanea è spazzatura e, dato che tutte le rotte musicali sono ormai state navigate, davano avvio ad un indiscriminato saccheggio del pop inglese, dai  Beatles fino a  Bowie passando per i Who.  Parklife (1994) e The great escape (1995) - che uscì in epico contrasto con What's the story (morning glory), anche sul fronte dei singoli estratti -, continuano e portano ai massimi livelli il confronto con gli Oasis. Ma il quartetto londinese già con i recenti Blur (1997) e  13 (1999), ultimi atti ed indiscussi picchi creativi dei  Blur, mostra di essersi ormai svincolato da tale logica e di aver intrapreso un cammino più personale e sperimentale. La discografia dei Blur si completa con l'album dal vivo Live at Budokan (1996).  
              Voto 
                8  
                
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