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  24/04/2024 - 03:41

 

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B.B. King
Blues on the bayou
[Mca 1999]
When the blues goes on...

 




                     di Paolo Boschi


Ennesimo capitolo della folta discografia di un re del blues, di nome e di fatto: Mr. B.B. King, classe 1925, nato nel leggendario delta del Mississippi da genitori braccianti e cantanti di gospel - come dire: una vocazione musicale tracciata nel suo bagaglio cromosomico -. Blues on the bayou è rigorosamente iscrivibile al genere blues, con occasionali incursioni in svariati sottogeneri collaterali alla musica di marca black, ovvero rhythm & blues, gospel e soul allegramente miscelati. Si tratta comunque di un album decisamente originale, ricco di sonorità dal sapore innegabilmente 'storico' ma allo stesso tempo 'vive', fino all'ultima nota, il tutto ravvivato dall'irresistibile retrogusto 'sporco' della voce di Riley B. King, a tratti acuta, a tratti strozzata, così tipicamente blues. D'altra parte essere sempre un passo avanti alla tradizione, tracciare continuamente nuove vie è una prerogativa costante nella carriera di Mr. B.B. King, ciò che gli ha permesso di diventare il principale punto di riferimento dei gruppi rock di estrazione blues, dai Rolling Stones fino agli U2, che lo celebrarono come proprio nume tutelare nella splendida When love comes to town. E' poi impossibile trascurare quanto meno di alludere al formidabile virtuosismo chitarristico di questo straordinario musicista, legato al nome della sua Gibson, la mitica "Lucille", che anche in Blues on the bayou continua a svolgere egregiamente il proprio dovere con assoli cristallini, di quelli che costringono a strizzare gli occhi gli aficionados del genere per l'insostenibilità del medesimo. L'album contiene complessivamente quindici brani, tutti all'altezza della situazione: sotto i riflettori sicuramente la splendida e struggente Bluesman, l'irresistibile swing di Broken promise, l'intensa Blues we like, aperta da un assolo della vecchia Lucille, discreto ma da brividi al tempo stesso. Da segnalare anche Bad case of love, l'energica Shake it up and go, la contenuta I got some outside help I don't need e la malinconia a tinte blu che colora Darlin' what happened e If I lost you. Episodi sprecati è inutile cercarli in Blues on the bayou: semplicemente perché non ce ne sono: nell'album troverete soltanto canzoni blues, nate per raccontare storie perdute, amori spezzati e malinconie incolmabili. Tematiche semplici e dirette, riprese dalla vita vera fin dagli albori del genere: non a caso si sussurra che solo chi ha sofferto davvero può amare il blues, entrarci dentro, 'sentirlo', perché il blues per certi versi è una filosofia per resistere agli urti ed alle gioie della vita, ed è anche per questo che subito dopo If I lost you può capitare di trovare Tell me baby, che tratta lo stesso motivo ma da una prospettiva diversa. Un album imperdibile per i veri amanti del blues, indicatissimo per i neofiti alla scoperta del genere: a parte il vecchio Johnny Lee Hooker, è davvero dura ritrovare in altri bluesmen il talento di B.B. King, non a caso il suo Blues on the bayou si è aggiudicato il Grammy come miglior album blues tradizionale, anche se l'etichetta "tradizionale", credeteci, va piuttosto strettina al repertorio di questo splendido settantaquattrenne.

B.B. King, Blues on the bayou [Mca 1999]

Voto 8 

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