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  19/04/2024 - 20:38

 

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Scanner - musica
 


Musica americana
L'assenza di interesse in Italia per il rock and roll
Ma l'apparenza inganna
Sono sempre di più i fans di country, blues, ma anche surf e rockabilly

 




                     di Marco Di Maggio


Tutti coloro che come me amano generi musicali quali Rock and Roll, Country e Blues non hanno certo vita facile in Italia per diverse ragioni. Per cominciare, la difficoltà nel reperire le principali novità discografiche provenienti dalla nuova ondata country-blues americana, per non parlare di stili più specifici come surf e rockabilly. Visitando infatti i vari negozi di dischi, notiamo nella stragrande maggioranza dei casi, vetrine addobbate con le ultime novità sanremesi accanto a innumerevoli compilations: dance, techno, rap, hip, trip, britpop e chi più ne ha ne metta; all'interno, in uno spazio recondito e raggiungibile soltanto grazie all'ausilio di una mappa versione "caccia al tesoro", il piccolo angolo alternativo dedicato al rock and roll, nel quale spiccano le solite "Greatest hits" che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, raccolgono il più delle volte produzioni dozzinali dei grandi artisti. Potrei sembrare catastrofico ma, a parte qualche rara eccezione, la situazione è proprio questa. Dovremmo allora dedurre che, data la quasi totale mancanza di materiale di questo genere nei punti vendita, la richiesta del pubblico sia così poco elevata e sottolinei l'assenza di interesse per il rock and roll? Il problema è un altro: il grande pubblico non conosce il prodotto e, se lo conosce, attinge quasi sempre da fonti inattendibili. Quello che intendo dire è che se chiederete un parere a chiunque in merito ai generi musicali citati, vi accorgerete di quanta confusione e approssimazione regnino nel background musicale dell'italiano medio, vittima diretta della mancata o cattiva informazione dei "media". Ben pochi degli ascoltatori sono, infatti, in grado di distinguere le reali differenze che corrono tra rhythm'n'blues e country, rockabilly e blues, surf e twist, stili erroneamente accomunati e trattati alla stessa stregua anche da giornalisti di riviste specializzate. Per fare un esempio, basti pensare che molti hanno scoperto la musica surf grazie ad un film (divenuto poi un vero cult-movie) uscito in Italia non più di tre anni fa ; PULP FICTION di Quentin Tarantino, interpretato da John Travolta, e difatti caratterizzato da una interessante colonna sonora nella quale spicca "MISERLOU", brano scritto e suonato da colui che viene considerato il re del surf strumentale, Dick Dale. Considerando che la musica surf sia nata a cavallo tra gli anni '50 e '60 e che la stessa MISERLOU venga pubblicata intorno al 1961, pare che siamo in leggero ritardo! La country music è sicuramente più conosciuta, essendo al pari del blues, il genere che rappresenta l'America musicalmente e culturalmente. Va però specificato che questo stile è stato per anni identificato più come colonna sonora dei vari films interpretati da John Wayne & company che per la grande varietà di artisti che anche negli ultimi anni hanno prodotto questa musica. In realtà, anche se i servizi italiani sulle classifiche mondiali di vendita non lo riportino, il country ha avuto e continua a farlo la più grossa fetta del mercato discografico negli USA; lo sapevate che nel 1994 Dwight Yoakam ha venduto più dischi di Madonna? L'apparenza inganna !
Pensiamo poi quale onta ha dovuto subire il buon nome del rockabilly e del suo esponente più famoso, ELVIS PRESLEY, un mito distrutto da uno stuolo di improbabili cloni in abito bianco, da una serie di gags di dubbio gusto e da "artisti" che da tempo immemorabile si cimentano in versioni presleyane cantate in inglese "maccaronico". Fortunatamente, di tanto in tanto, vengono importati documenti di ottimo livello, vedi pellicole quali "LA BAMBA" (1987) , film biografico sulla vita di Ritchie Valens, che ha contribuito alla conoscenza di questo artista morto prematuramente all'età di 17 anni insieme al grande Buddy Holly ed a Big Bopper. Altra biografia importante è quella che vede Dennis Quaid interpretare il ruolo del pianista "killer" Jerry Lee Lewis nel film "GREAT BALLS OF FIRE". Le stesse versioni di "BLUES BROTHERS" e "BLUES BROTHERS 2000" hanno contribuito alla diffusione del blues in Italia e portato alla luce artisti storici americani come Cab Calloway (già re dello swing di Harlem negli anni '30), o nuovi talenti come il giovane Jonny Lang. L'entusiasmo dimostrato dal pubblico nei confronti di films di questo genere è la risposta più concreta a quanti affermano che il rock and roll, in tutte le sue forme, non ha mercato in Italia. Sta di fatto che la radio e la televisione giocano sempre di puù un ruolo di primaria importanza nella promozione dei prodotti discografici e che il pubblico, se pure inconsciamente, è vittima di una campagna promozionale unidirezionale a favore delle produzioni del pop nostrano. E' chiaro che se nelle pagine dei giornali, in televisione ed alla radio non si parli d'altro oltre a Sanremo e Festivalbar, l'informazione non sia corretta e trasparente, facendo sì che il pubblico non abbia la minima possibiltà di venire a contatto con altre realtà musicali. La situazione è, per fortuna, diversa in nord Europa e negli USA, dove sono attive da anni associazioni e clubs dediti alla divulgazione ed alla promozione di generi come rockabilly, country, surf e blues. Fittissima è la rete dei vari meetings e sempre più prospera la nascita di nuove testate specializzate: BLUE SUEDE NEWS (UK) - DYNAMITE (GERMANIA) - ROCK THERAPY (SPAGNA) per elencarne solo alcune. In Italia citiamo JAMBOREE di Maurizio Maiotti e COUNTRY STORE di Maurizio Faulisi.
Per chi naviga su Internet la situazione è a dir poco invitante: cliccate nel sito specializzato gestito da Bob Timmers e Rod Pyke e vi troverete immersi nell'affascinante ROCKABILLY HALL OF FAME. In poche parole: un mondo parallelo! dove, grazie al cielo, il pubblico è interessato soprattutto alla musica suonata dal vivo con strumenti "veri".
Per introdurre su Scanner un argomento come questo, iniziarò, non da uno dei soliti grandi nomi degli anni '50, bensì da un esponente del panorama attuale e del suo ultimo lavoro: Brian Setzer Orchestra. Ma anche in futuro tenetevi in contatto con Scanner, visto che la vostra rivista on line preferita ha deciso di dedicare uno spazio a tutti quegli stili snobbati dalle majors italiane.

Voto 8 

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