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  03/05/2024 - 18:15

 

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Scanner - musica
 


All Saints
Saints & sinners
[London 2000]

 




                     di Paolo Boschi


Di non essere soltanto quattro ragazze carine ritrovatesi per caso a Londra e riunitesi in gruppo vocale sull'onda della Spice-mania le All Saints l'avevano già dimostrato nel 1997, l'anno del loro sorprendente debutto con il contagioso singolo Never Ever, seguito a ruota da un album (All Saints) tutto sommato di buon livello complessivo e che lasciava trasparire buone frequentazioni musicali (il premiato sound Motown, rythm'n'blues, soul, e un po' di hip hop). Per i tre anni successivi le All Saints - al secolo Shaznay Lewis, Melanie Blatt, le sorelle Nicole e Natalie Appleton - sono apparse solo sui tabloids, preparando nell'ombra Saints & sinners, il loro secondo album, che conferma le potenzialità mostrate all'esordio, come pure gli obiettivi limiti della proposta musicale del quartetto vocale londinese, che continua ad avere come meta l'album preconfezionato-patinato-commerciale. Il disco, la cui track list conta in totale dodici pezzi, è infatti ancora costruito intorno a due singoli trainanti: il primo, Pure Shores, uscito in anticipo nella colonna sonora di The Beach di Danny Boyle con la star Di Caprio, brano intrigantemente pop nonché una delle poche cose salvabili di un film mediocre; il secondo, Black Coffee, più teso ed elettronico, entrambi contagiosi e costruiti ad arte dal buon Wiliam Orbit. Di quel che resta intorno c'è un po' di confusione nell'insostenibile ricerca di una media complessiva all'insegna di un pop sofisticato, ricerca non sempre coronata dal successo e da buone idee. Limitiamoci a segnalare queste ultime, perché in fondo riescono a salvare il disco nel complesso, come pure a condannarlo alla ripetitività della stessa formula: due facce della stessa medaglia e senza un brano da ricordare come Never Ever nella track list, la maggioranza dei brani della quale continua ad essere scritta dalla sinuosa Shaznay, la miglior ugola del quartetto. Detto questo, bene o male, trattasi di disco che continua a saltare da un registro all'altro: rispetto al precedente, si gioca sempre tra rap, Motown sound, rhythm'n'blues, hip hop, soul, giusto con un pizzico d'elettronica e di latin rock in più. Brani interessanti e degni di segnalazione sono le due delicate ballate Dreams e Surrender. Più numerosi i brani divertenti sotto il versante 'citazionistico': il rap di All hooked up e della title track, il gusto anni Settanta di Whoopin' over you ed infine il sapore anni Sessanta di Ha ha. Nonostante tutto, il groove vocale delle All Saints risulta intrigante ed il loro sound piacevole, sperando che prima o poi si mettano a fare sul serio...

All Saints, Saints & sinners [London 2000]

Voto 6½ 

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