Giorgio Gaber dal vivo
Io non mi sento italiano
Sono una delle migliaia di persone che è giunta ieri da tutta Italia a salutare e dire grazie a Giorgio Gaber.
Ho fatto 300 km - senza pensarci un minuto - per poter essere lì, a tributare quell'ultimo collettivo applauso ad un uomo che per tutti coloro che lo hanno conosciuto rappresentava da sempre un punto di riferimento morale, umano, e poi anche artistico, musicale, poetico.
Tornata a casa la sera e volendo - come tanti altri - cullarmi ancora un po' nel ricordo collettivo del Signor G., perché ricordare insieme ha sempre una forza maggiore... ci siamo ritrovati davanti, su RAI 2, anziché il promesso tributo a Gaber (annunciato dai giornali e diffuso dal passaparola nel fiume di persone presenti al suo funerale), uno squallido servizio/accozzaglia di immagini, scelte non si sa con quale criterio ed unite a brani di artisti più o meno contemporanei di Gaber, assolutamente estranei a lui - da Ivan Graziani a Lucio Battisti!!! (...chi poi non era suo contemporaneo, visto che dal '65 a oggi Gaber è stato sulle scene).
Una sorta di Bignami della musica italiana degli ultimi 40 anni, presentato da un inadeguato Sergio Endrigo - persona che con Gaber non aveva certo uno speciale feeling! - in cardigan di lana da briscola con gli amici, assolutamente impreparato sulla carriera del Signor G. (Sua l'affermazione che avesse interrotto l'attività artistica fino all'apparizione da Celentano !!!
Mentre avrebbe dovuto documentarsi sul fatto che Gaber ha continuato a fare il suo teatro/canzone da sempre finché la salute glielo ha permesso, ricevendo anche un premio numero di spettatori portati a teatro).
E - ultimo ma non meno importante - permetterdosi arrogantemente di includere se medesimo - mister "per fare un albero ci vuole un fiore..." - nello stesso novero di Gaber ed affermare alla fine di questo inglorioso speciale "siamo rimasti in pochi"!!!
Gaber non era includibile in nessun gruppo.
Era una coscienza libera e coerente nel portare avanti - sempre - quel suo sguardo lucido e mai edulcorato sulla realtà.
Era talmente intelligente e impermeabile ad ogni etichetta posticcia di falso ideologismo da appoggiare la moglie "perché Ombretta è una brava persona" al di là delle sue scelte politiche, da sorridere divertito nel vedere Berlusconi al suo funerale, ma commuoversi di fronte a quello che avrebbe definito - con quella sua aria dolce e scanzonata - "tifo da stadio" giunto a dargli un ultimo saluto; da prendere posizioni impopolari e scomodissime in pezzi quali:"Io se fossi Dio", "Qualcuno era comunista", "E la chiesa si rinnova", etc. etc. etc. che nessun servizio o speciale televisivo ha avuto il coraggio di citare, limitandosi ai soli pezzi "di colore" con Gaber che all'inizio della carriera imita Elvis oppure compone brani melodici tipo "Non arrossire".
E tutto il resto? Tutta quella parte appassionata e incazzata di Gaber, politicamente ateo non per qualunquismo ma per mancanza di una strada convincente, umanamente disorientato da tanto falso buonismo sociale, paravento luccicante di una realtà crudele, individualista e mercato/dipendente, sentimentalmente uomo, con i suoi dubbi sulla capacità di amare, aderire veramente ad un pensiero ("se potessi magiare un'idea...), partecipare, perché - cantava ieri tutta la via, all'uscita della sua bara dalla camera ardente - "libertà è partecipazione".
Gaber era per me una seconda coscienza, un momento di riflessione obbligatoria e di azzeramento di tutte quelle piccole ipocrisie e meschinità che ogni giorno accumulo nella mia vita.
Continuerò a viverlo individualmente, ma dal momento che c'è un bisogno naturale e umano di condividere le proprie emozioni e i propri dolori, mi ha fatto veramente male vedere quello squallido tributo ad un uomo che di squallido non aveva proprio niemte, ieri sera, su Rai 2.
Grazie Giorgio.
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