ssistendo a La Regina
della notte di Cristina Mazzavillani Muti e Micha van
Hoecke, che è andata in scena in prima assoluta giovedì 22 giugno 2006
al Teatro Comunale di Russi, per il Ravenna
Festival 2006, si rimane colpiti dal ritmo e dal progetto musicale, quanto
dall’eleganza delle coreografie e dello spazio scenico.
Sfatando l’abitudine
delle quinte nere, van Hoecke si è lasciato sedurre dalle suggestioni sceniche
create per lo spettacolo da Stefania Battaglia, che
si sono innestate a meraviglia nella macchina drammatica ideata da Cristina
Mazzavillani. Lavorando su proporzioni, volumi, colori, dispositivi, la Battaglia ha lasciato
che la scena si svelasse in un sistema di segni a più dimensioni, che ha scandito
e amplificato l’incalzante reticolo di visioni senza tempo innescate nel
piccolo Mozart dalla Regina della notte. Da sottolineare anche
l’interazione fra attori e gli
ingegni scenici (un rosso sipario che invade la ribalta in certi momenti, una geometrica vetrata che svela e cela altri mondi, carrozze
multicolori che si animano sul tronco dei ballerini e tanti altri), realizzati
secondo diverse scale e proporzioni con il corpo umano, moltiplicando l’armamentario visionario e le declinazioni del gioco teatrale.
Lo
spettacolo si articola per quadri coreografici in continua variazione, come in
un ideale circo mozartiano in cui c’è spazio per la leggiadria e il grottesco,
per il giorno delle passioni e per l’imbrunire dei pensieri, per le tenebre delle
riflessioni, per le piroette spazio – tempo delle fiabe. E se, come ha tenuto a
sottolineare la Mazzavillani Muti, nelle coreografie di Micha, la danza diventa poesia di
note, sono soprattutto l’acume scenico e il lavoro del compositore Luciano Titi
a dare slancio a questo riuscito lavoro che è stato spazializzato sonoricamente
da Francesco Giomi e Damiano Meacci del Centro Tempo Reale.
Luciano Titi
non si è infatti limitato a mettere
in sequenza pezzi originali con brani scelti dal Flauto magico, dal Don Giovanni, dalle Nozze
di Figaro e Così
fan tutte, ma ha mixato insieme le emozioni (e
le intenzioni) verdiane
facendo espresso riferimento a Lady Macbeth (una
sorta di alter ego de la Regina
della notte), ha lanciato un ponte fra Falstaff
e Don Giovanni, il cui finale, assemblato dal compositore, sembra quasi una
tessitura musicale unica. Alla maniera di un Dj ante litteram, Titi ha sviluppato il lavoro come un gioco di specchi musicali in cui contemporaneo e classico si rifrangono alla perfezione, in un luogo sonoro in cui c’è spazio per la poesia e
l’invenzione. Di sicuro se Mozart fosse un giovane d'oggi sarebbe all’avanguardia nelle nuove
tecnologie, sarebbe probabilmente un luminare del sound elettronico, della techno, della house. Titi dà
spazio proprio a questa intuizione unendo i beat, concertando i BPM, allargando
i break, creando insomma una partitura originale che si avvantaggia di
campionamenti operistici, che vengono trattati ed esplorati anche da un punto
di vista semantico e strutturale. Idee e spunti che danno l’idea dello spessore
del lavoro di questo interessante compositore romagnolo che si esalta nella sperimentazione.
Bravi anche tutti i ballerini
che, diretti da van Hoecke, esprimono (spontaneamente) una
teatralità non indotta. Azzeccati i visionari costumi di Massimo Poli e il
disegno luci di Valerio Alfieri. L’unica perplessità che ci rimane
dopo aver visto lo spettacolo riguarda il titolo, che potrebbe tranquillamente
variare in “Il giovane Mozart” o qualcosa di simile. A nostro avviso infatti, la figura della Regina
della notte risulta infatti non risulta del tutto
tratteggiata, un po’ in ombra rispetto alle giuste intuizioni di Cristina Mazzavillani Muti,
che nell’ideazione di questo progetto ha sicuramente pensato di mettere in primo piano,
insieme a Mozart, proprio questo personaggio seducente ed enigmatico del Flauto Magico.