Babilonia Teatri,
The End, 2010
Babilonia Teatri,
Pop star, 2009
Babilonia Teatri, recensione Pornobboy, 2008
Babilonia Teatri, presentazione Pornobboy, 2008
Babilonia Teatri, Made in Italy, 2008
Se Made in Italy era il
cinico ritratto a colori delle nostrane deturpaggini,
questo Pornobboy è il suo negativo, il bianco e nero, che
concede molto meno all'estetica lasciando trapelare nient'altro che il vuoto scarno della pulizia, la voce sola dei tre Babilonia, sempre
megafoni arrabbiati ma stavolta meno urlanti. Sono altoparlanti, bocche di
fuoco che sparano come mitragliatrici in uno spazio scevro e povero, senza
alcun appiglio concettuale. La voce, il testo, tre corpi che potrebbero essere
decuplicati all’infinito come la parabolica d’acciaio alle loro spalle sulla
quale, come pubblico in una ola da stadio, sono appesi
ed appiccicati i loro tre volti, non rassicuranti né sorridenti (e in fondo non
c’è niente di che sorridere), nei cartelloni promozionali della piece. Niente è
casuale, come le magliette di icone che indossano: c’è
il Che rosso, il teatro (Santarcangelo) sul blu, I love NY in bianco. Simboli e
stilemi da distruggere o quel che resta (del giorno) da salvare? Sono, se
possibile, ancora più duri e cupi, rabbiosi e incazzati, e le loro parole
s’incollano nelle teste, s’appiccicano negli occhi nelle piene dei continui
rafforzativi recitativi così come nei lunghi e prolungati e ingestibili silenzi
opprimenti che mettono a subbuglio dentro, che rendono inquieti, che danno
fastidio, prurito e ruggine. Stanno in posizione da marines, gambe larghe e
braccia lungo il corpo, non concedono niente alla poesia, nulla all’estetica, e
la loro denuncia si infarcisce di dialetto negli attacchi ai giornali, Cogne,
Quattrocchi, Carlo Giuliani e Meredith. Il dramma che diventa faceto nel
piccolo schermo e l’ovvietà che pare tragica attraverso il tubo catodico. Ed allora le canzoncine da jingle stupido e banale si
miscelano a Veronica
Lario, le canzonette popolari si imbottiscono di Eluana in tutte le salse, ritornelli sanremesi di serie B e
slogan e luoghi comuni e partite di pallone, tutto
triturato come frattaglie nel videogioco della vita dove c'è sempre un altro
schema e non si muore mai per davvero. Non fanno sconti i picconatori Babilonia
mai consolatori; ti guardano come a dire: “E allora?!”,
un po’ sfida, un po’ “hai tu la soluzione?”. Ti gettano addosso
il mare di schiuma-sperma come un blob
avvolgente e viscido nel quale non possono far altro che sprofondare e farsi
inghiottire, cadere fagocitati. Sono militanti ed il loro è ancora, sempre più,
un teatro malinconico-politico senza scialuppe di
salvataggio. Hanno scelto la direzione senza farsi portare, hanno puntato i piedi
ed hanno deciso senza compromessi.
Voto
7