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  14/12/2024 - 04:14

 

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Bilancio di Musiche in scena
Un riuscito convegno per un nuovo teatro musicale
Il genere che meglio rappresenta il continuo ibridarsi del presente
Si è tenuto sabato 29 marzo 2003 al Teatro Studio di Scandicci

 




                     di Giovanni Ballerini


Bilancio di Musiche in Scena
Programma del convegno per un nuovo teatro musicale
Arti sceniche: lo special di Scanner
Musiche in scena: un primo bilancio in tempo reale
Stefano De Martin: un confronto multidisciplinare
Massimo Marino: la musica, un cardine di rottura dei confini disciplinari
Giancarlo Cauteruccio: Musica delle mie brame
Fulvio Cauteruccio: come è nato Roccu u stortu
Renata Molinari: appunti per azioni in musica
Giordano Montecchi: oltre l'opera
Simonetta Pecini: riflettere per dialogare
Massimo Luconi: riflessioni sul teatro musicale
I percorsi di contaminazione tra rock e scena in Italia
Il ritorno del musical
Teatro Studio di Scandicci: Stagione teatrale 2002/03
Ico No Clast
Roccu u Stortu
La Tempesta
Koreja e Raiz: Brecht's Dance la danza del ribelle
Gogmagog: L'alba e la notte. Partitura
Kinkaleri: Tono
Kinkaleri: Otto
Teatrino Clandestino: Iliade


Al di là delle memorie e delle testimonianze (anche video e sonore) e di qualche retorica di prammatica, il convegno “ Musiche in scena”, che si è tenuto con successo sabato 29 marzo 2003 al Teatro Studio di Scandicci, ha avuto il merito di sottolineare che fare teatro musicale non è certo solo portare la musica su un palcoscenico, ma qualcosa di più intenso, emozionale, interdisciplinare. E’ infatti fondamentale che la musica, attraverso l’azione scenica, arrivi a interferire sulla condizione emozionale del pubblico.

Secondo Scanner (che ha seguito il convegno in maniera interattiva) non si tratta tanto insomma di incentivare una nuova teatralità dell’ascolto, ma  di fare interagire i vari generi in una contaminazione creativa, in un percorso esplorativo attraverso i sensi, le percezioni. Secondo noi è infatti il teatro musicale, non il musical, il genere che meglio rappresenta il continuo ibridarsi del presente, l’espressione drammaturgica del futuro. Questo non vuol dire (anzi) che non siano interessanti (e vanno sicuramente incentivati) gli esperimenti di narrazione, di oralità mediata, dalla tecnologia che portano avanti alcune nuove compagnie, ma anche in questo caso la musica, Internet e l’elettronica, le arti visive, non sono più sullo sfondo, ma elementi organici della drammaturgia contemporanea. Soprattutto in un momento in cui tante compagnie di prosa hanno minimizzato la ricerca per approdare al testo classico, in cui l’opera nonostante qualche interessante sperimentazione, non riesce quasi mai a scrollarsi di dosso il giogo sublime della partitura.

Detto questo è necessario che anche le istituzioni (al di là dei buoni propositi) si accorgano e incentivino il salto di qualità che il teatro di oggi sta compiendo. Non ci riferiamo solo alle istituzioni teatrali e musicali toscane che hanno avuto il merito di organizzare questo riuscito convegno (Fondazione Toscana Spettacolo, Istituzione Servizi Culturali del Comune di Scandicci, Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino e Associazione Tempo Reale), ma soprattutto il FUS (Fondo Unico per lo spettacolo), le Fondazioni Lirico Sinfoniche, gli Enti per la distribuzione teatrale, sarebbe bene si interrogassero davvero sul rapporto fra la tradizione e rinnovamento in ambito teatrale e musicale, iniziando a destinare energie e fondi anche alle nuove esperienze del teatro musicale. E anche alla comunicazione, che in fin dei conti è basilare per informare (e quindi creare) un nuovo pubblico. A dire il vero questo tema è stato del tutto ignorato dai relatori del convegno che, spesso troppo attenti ai fondamenti concettuali e alle implicazioni epistemologiche dell’essere "artista", forse considerano la comunicazione (soprattutto quella dei nuovi media) con una certa sufficienza. Peccato perché in un momento in cui il pubblico (anche quello giovane) sembra orientato a un consumo culturale di qualità, gli addetti del settore non hanno probabilmente colto a fondo il ruolo che Internet può svolgere nel diffondere il nuovo verbo teatrale. Soprattutto in un momento in cui i media tradizionali (le riviste di settore, i quotidiani e la televisione) tendono a marginalizzare questo tipo di comunicazione (poche presentazioni, sempre meno critiche). Ovviamente non si tratta semplicemente di attivare i siti web delle singole compagnie, di potenziare quelli dei teatri o delle istituzioni (che sono o sarebbero frequentati soprattutto da un audience di settore), ma di moltiplicare la comunicazione attraverso quelle testate interattive che hanno dimostrato di trattare con attenzione, professionalità e autorevolezza le arti sceniche. A questo proposito, vi ricordiamo che Scanner, parallelamente ai consueti approfondimenti e reportage sul tema, sta realizzando una sezione di servizio in cui tutti possono trovare informazioni utili sulle arti sceniche .

Voto 7 

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