Mario Perrotta, Odissea, 2007
Mario Perrotta, La Turnata, 2008
Mario Perrotta, Italiani Cincali, 2003
Il dito puntato sugli spettatori non è da monito, da
arringa. Tutt'altro.
Sembra invece un pomeriggio assolato d'estate e quel
dito è soltanto la scelta del bambino più forte a giocare a calcio, forse
proprio per segnare in quella partita, lunga una vita, tra "patruni" e operai, quello che vorresti
sempre dalla tua parte, con la tua maglia.
E' quasi una chiamata, un
"alzatevi e camminate", che in definitiva è il percorso della
conoscenza, del sapere. Del domani. Il secondo viaggio di Mario Perrotta
all'interno del marcio dell'immigrazione italiana in Europa, dopo il Belgio di
"Italiani Cincali", con "La turnata"
affronta la Svizzera.
Che non è solo buchi del
formaggio, cioccolato, banche, neve, Michelle
Hunziker
Un milione di persone, dagli anni
'50 al '70, considerate come animali, schiavi, inferiori, maltrattati e
deportati. Un altro Olocausto, più blando, ma sempre di diaspora
si trattava e sempre con l'infamia si nutriva l'odio e gli stereotipi.
Ed il secondo viaggio è un ritorno, da quello che credevano il Paradiso e che invece si è pian piano
trasformato in inferno. Scoprendo poi che il Paradiso, quello vero, è là dove
stanno le radici, le canzoni di AlBano, di
Peppino di Capri, dove non ti devi vergognare
per la faccia che tieni, gli affetti, le cose care, quelle che riempiono gli occhi anche se non si sono mai viste.
Come accade al bimbo protagonista, clandestino e
chiuso in pochi metri quadrati con l'angoscia del rimpatrio, che guarda il
mondo da una finestra e immagina, ingenuo e puro, l'esterno tanto duro e
violento per i genitori.
E "La turnata" è il
grido liberatorio dell'amico del padre e sono gli occhi commossi e sono i
luoghi fatti di sole, mare e ulivi gonfi di frutti. Nessuna montagna a dividere, nessuna legge a togliere,
nessuna immorale tirannia suportata
da leggi razziste. Non più italiani, ma soltanto persone.
Perrotta, che in
stagione ha debuttato al "suo" ITC di San Lazzaro, a Bologna, con la
terza creatura in solitario " <Odissea , commuove e si commuove.
E' uno vero: carne, sangue,
occhi negli occhi. Il racconto è una perfetta immagine di un'Italia che,
nel bene e nel male, non esiste più. E l'esilarante parallelo tra le partenze e le
pellicole proiettate al Cinema Splendid, che catalizzano tutta l'attenzione,
come quello tra il nonno, morto ma vivo in macchina, e
gli astronauti che sbarcano sulla luna (italianizzati Nello, Michele e Eugenio)
fanno allargare un sorriso che è una speranza.
Non dovremmo mai più ascoltarle storie del genere, ma,
proprio perchè sono accadute, ed accadono, non ci
stancheremo mai di sentirle. Se poi a raccontarcele è uno spirito
puro come Perrotta allora
il teatro si fa altro e travalica le consuete diciture di "civile" o
"sociale".
E qui
ritorna, con tutta la sua forza, la scrittura e l'oralità che sono ricordo e
passaggio di consegne perchè la memoria non si ferma né con le leggi né con la
schiavitù. Vota
Perrotta.
Voto
8