Egumteatro, Quartett, 2003
Egumteatro, Serate Beckettiane, 2006
Egumteatro, L’omossessuale o la difficolta’ di esprimersi, 2006
Egumteatro,
Che tragedia!, presentazione, 2007
Egumteatro,
Che tragedia!, recensione, 2007
Egumteatro,
Un anno con 13 lune, 2008
Che
prologo! Potremmo parafrasare. L’assaggio è stato soddisfacente, l’aperitivo
gustoso. Dopo i Teatrino Giullare, con il loro Bernhard particolare di Alla meta, arrivano allo
Studio gli Egumteatro
con “Che tragedia!”.
Gli Egum sono una delle compagnie, composta da Annalisa
Bianco e Virginio Liberti, di punta del nostro teatro di ricerca. Dalla loro
formazione, una decina di anni fa, hanno toccato con
eguale modernità e pathos autori “difficili” senza snaturarli proprio perché
tradendoli e personalizzandone i testi ne hanno dato una nuova ed originale
impronta. Le regie degli Egum sono per questo spiazzanti e rivelatrici di
messaggi sfuggiti ad altre letture. Heiner Muller, Copì, Beckett, Koltes con lo splendido “Nella solitudine dei campi di
cotone”, Fassbinder con “Un anno con 13 lune” che nel febbraio 2008 vedremo anche
a Scandicci. Adesso la palla passa al teatro cosiddetto “classico”, a
pezzetti, a mozziconi, a trance e spot, patchwork e puzzle, spunti riallacciati dalla traduzione di
Sanguineti. “Che tragedia!”,
con ironia e doppio senso, sceglie brani dai cori de “Le Baccanti”, da “I Sette
contro Tebe”, da “Fedra” e da “Le Troiane”. Sulla
scena quattro giovani attori: Lorenzo
Gleijeses, che lo scorso anno si è aggiudicato il
Premio Ubu come miglior attore under 30, Andrea Capalbi,
Armando Iovino, Davide Pini Carenzi.
La tragedia messa in scena è quella di chi non ha nome, né faccia, perché ne ha
molti. Troppi. Ma sconosciuti e senza importanza. Qui
il teatro classico rivive e non s’impantana in riassetti nostalgici
ma cerca nuove vie di fughe, possibilità ed incontri con l’oggi. Proprio
in quest’ottica, dicono gli Egum, lo sguardo deve tendere ai morti del Darfur, dell’Iraq e del Rwanda. La
tragedia non è sepolta con la polvere dei libri, non è
dentro l’inchiostro delle pagine. Morti che sono soltanto
corpi, così pornograficamente ed oscenamente
rimbalzati da una televisione all’altra senza identità. In chi li guarda
ed osserva, ora che sono morti, non attraggono la vista perché assomigliano
troppo a quelli visti ieri e che vedranno (vedremo)
domani. Corpi, volumi, masse; niente più. Ed anche
riflettere diventa difficile. Soprattutto adesso che si
avvicina il Natale con il bim bum
bam del buonismo, dell’euro dal telefonino, dei buoni
propositivi elargiti da una terrazza bianca troppo in alto. Coperti
dall’intelaiatura scricchiolante e sul palco annerito, gestito da Giancarlo
Cauteruccio, si assisterà ad uno spazio con tavoli, sedie e
libri, forse una biblioteca, con due studenti che dopo aver letto volumi di
millenni passati rimettono in essere le tragedie appena assorbite. Info: 13 e 14 dicembre, inizio 21,15; 055.757348; 13, 11 euro; www.scandiccicultura.it
Voto
8