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  07/10/2024 - 07:45

 

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Egumteatro
Che tragedia !
Regia Annalisa Bianco e Virginio Liberti
Scene e Costumi Horacio de Figueiredo, suono Otto Rankerlott, luci Simone Fini. Con Lorenzo Gleijeses Andrea Capalbi, Armando Iovino, Davide Pini Carenzi

 




                     di Tommaso Chimenti


Egumteatro, Quartett, 2003
Egumteatro, Serate Beckettiane, 2006
Egumteatro, L’omossessuale o la difficolta’ di esprimersi, 2006
Egumteatro, Che tragedia!, presentazione, 2007
Egumteatro, Che tragedia!, recensione, 2007
Egumteatro, Un anno con 13 lune, 2008


Che prologo! Potremmo parafrasare. L’assaggio è stato soddisfacente, l’aperitivo gustoso. Dopo i Teatrino Giullare, con il loro Bernhard particolare di Alla meta, arrivano allo Studio gli Egumteatro con “Che tragedia!”. Gli Egum sono una delle compagnie, composta da Annalisa Bianco e Virginio Liberti, di punta del nostro teatro di ricerca. Dalla loro formazione, una decina di anni fa, hanno toccato con eguale modernità e pathos autori “difficili” senza snaturarli proprio perché tradendoli e personalizzandone i testi ne hanno dato una nuova ed originale impronta. Le regie degli Egum sono per questo spiazzanti e rivelatrici di messaggi sfuggiti ad altre letture. Heiner Muller, Copì, Beckett, Koltes con lo splendido “Nella solitudine dei campi di cotone”, Fassbinder con “Un anno con 13 lune” che nel febbraio 2008 vedremo anche a Scandicci. Adesso la palla passa al teatro cosiddetto “classico”, a pezzetti, a mozziconi, a trance e spot, patchwork e puzzle, spunti riallacciati dalla traduzione di Sanguineti. “Che tragedia!”, con ironia e doppio senso, sceglie brani dai cori de “Le Baccanti”, da “I Sette contro Tebe”, da “Fedra” e da “Le Troiane”. Sulla scena quattro giovani attori: Lorenzo Gleijeses, che lo scorso anno si è aggiudicato il Premio Ubu come miglior attore under 30, Andrea Capalbi, Armando Iovino, Davide Pini Carenzi. La tragedia messa in scena è quella di chi non ha nome, né faccia, perché ne ha molti. Troppi. Ma sconosciuti e senza importanza. Qui il teatro classico rivive e non s’impantana in riassetti nostalgici ma cerca nuove vie di fughe, possibilità ed incontri con l’oggi. Proprio in quest’ottica, dicono gli Egum, lo sguardo deve tendere ai morti del Darfur, dell’Iraq e del Rwanda. La tragedia non è sepolta con la polvere dei libri, non è dentro l’inchiostro delle pagine. Morti che sono soltanto corpi, così pornograficamente ed oscenamente rimbalzati da una televisione all’altra senza identità. In chi li guarda ed osserva, ora che sono morti, non attraggono la vista perché assomigliano troppo a quelli visti ieri e che vedranno (vedremo) domani. Corpi, volumi, masse; niente più. Ed anche riflettere diventa difficile. Soprattutto adesso che si avvicina il Natale con il bim bum bam del buonismo, dell’euro dal telefonino, dei buoni propositivi elargiti da una terrazza bianca troppo in alto. Coperti dall’intelaiatura scricchiolante e sul palco annerito, gestito da Giancarlo Cauteruccio, si assisterà ad uno spazio con tavoli, sedie e libri, forse una biblioteca, con due studenti che dopo aver letto volumi di millenni passati rimettono in essere le tragedie appena assorbite. Info: 13 e 14 dicembre, inizio 21,15; 055.757348; 13, 11 euro; www.scandiccicultura.it

Voto 8 

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