"Ho voluto riprendere Sinfonia
perché ci sono molto affezionata: questo spettacolo è stato importante per me,
per il mio lavoro e per la vita della compagnia. Anche il pubblico gli ha
riservato un accoglienza straordinaria – sottolinea Michèle Anne De Mey -. Ho scelto di
lavorare con un nuovo gruppo di danzatori per ripercorrere, secondo il ricordo
che ne ho, il cammino di creazione compiuto all’epoca, senza decidere a priori
di attualizzare lo spettacolo. Ma se non avessi rintracciato
le fasi di creazione insieme ai nuovi danzatori, avrei avuto l’impressione di
saltare una tappa. C’è in Sinfonia un modo di approcciare il rapporto tra gruppo e scena che è
caratteristico del mio modo di lavorare e che vale oggi come ieri".
Perché riprendere una coreografia dopo 17 anni? Nel caso di Sinfonia
Eroica non abbiamo nemmeno un attimo di esitazione:
il lavoro creato nel 1990 da Michèle Anne De Mey rappresenta infatti ancora oggi un eclatante esempio
di modernità e soprattutto di poetica vitalità contemporanea. Lo
spettacolo ripreso nel giugno 2006 e riproposto con successo dalla Charleroi Danses l’8 maggio 2007 a Fabbrica Europa rappresenta
davvero una boccata di ossigeno. Un'esplosione di arti visive e coreografiche, un inno al movimento e alla ricerca musicale e performativa.
Questo prezioso
episodio della danza belga e fiamminga è un esempio
prezioso che dovrebbe far riflettere tanti protagonisti della scena nazionale della
danza. In un panorama, soprattutto quello italiano, in cui spesso si continua a
scommettere sul movimento – non movimento, su una sorta di teatro dell’anima in
cui la danza si riduce a un movimento minimale, appena
accennato (quando non addirittura negato), sarebbe necessario ricominciare a
interrogarsi sul senso di questa deriva creativa e performativa. Non chiediamo
ovviamente ai coreografi italiani di abiurare le proprie convinzioni e azzerare
alla propria ricerca, ma a nostro avviso sarebbe opportuno
superare l’ideologia della danza non danza, per ritrovare nuovi stimoli nella
gioia del movimento, nell’entusiasmo consapevole dell’espressività corporea.
E’
il caso di questa riuscita Sinfonia Eroica che si esalta nella limpidezza e nella
forza di una danza gioiosa e coinvolgente, un lavoro dalle sfumature evocative in
cui c’è spazio per l’ironia, per una grande e immediata spettacolarità, per linee
musicali concentriche, quasi dei loop, in cui si sgretolano le barriere dei
generi. La terza sinfonia di Beethoven, (l’Eroica del 1803) viene
legata insieme a un giovanile Singspiel di Mozart, a Bastiano e Bastiana e a “Foxy Lady” di Jimi Hendrix. Un cut mix, un deejaying avanzato di emozioni sonore a cui si sposano alla perfezione quelle
danzate, che zampillano come in una fontana mossa da infiniti giochi d’acqua. Il
gesto è un tutt’uno con la musica e la continua alternanza di
atmosfere lucide e gravi, di grazia, gioco ed eleganza, rafforza
l’azione in scena di Stefan Baier, Géraldine Fournier, Ilse Ghekiere, Gabriella Iacono,
Mylèna Leclercq, Adrien Le Quinquis, Eléonore Valérie, Gabor Varga, Sandy
Williams che, anche quando danno vita a una precisa serie di coreografie,
sembrano ballare per la gioia di farlo. Questo
senso di gioco infinito sul finale viene bagnato di altra
adrenalina con una serie di secchiate d’acqua. Un liberatorio epilogo di
sdrucciolevole danza, di evoluzioni liquide quanto
basta per tornare a stupirsi nel movimento con la meraviglia dei bambini, sensuale quanto occorre per rimanere intrigati dalla fascinazione della danza. Di qualità.
“E’ uno spettacolo in cui tutti gli
aspetti: musicale, drammaturgico e scenografico sono
stati elaborati nel profondo, e che essenzialmente tendono allo slancio
collettivo, all'energia che si sprigiona dal gruppo in scena, che gli dona una
forma di semplicità e di leggerezza assolutamente magiche – spiega Michèle Anne De
Mey -. E questa è la magia che vorrei ritrovare oggi e sempre”.
Voto
8