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  29/03/2024 - 14:53

 

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Charleroi Danses
Sinfonia Eroica
Coreografia di Michèle Anne De Mey, con Stefan Baier, Géraldine Fournier, Ilse Ghekiere, Gabriella Iacono, Mylèna Leclercq, Adrien Le Quinquis, Eléonore Valérie, Gabor Varga, Sandy Williams. Scenografia di Michel Thun, luci di Simon Siegmann, costumi di Isabelle Lhoas
Martedì 8 maggio 2007 alla Stazione Leopolda di Firenze per Fabbrica Europa

 




                     di Giovanni Ballerini


"Ho voluto riprendere Sinfonia perché ci sono molto affezionata: questo spettacolo è stato importante per me, per il mio lavoro e per la vita della compagnia. Anche il pubblico gli ha riservato un accoglienza straordinaria – sottolinea Michèle Anne De Mey -. Ho scelto di lavorare con un nuovo gruppo di danzatori per ripercorrere, secondo il ricordo che ne ho, il cammino di creazione compiuto all’epoca, senza decidere a priori di attualizzare lo spettacolo. Ma se non avessi rintracciato le fasi di creazione insieme ai nuovi danzatori, avrei avuto l’impressione di saltare una tappa. C’è in Sinfonia un modo di approcciare il rapporto tra gruppo e scena che è caratteristico del mio modo di lavorare e che vale oggi come ieri".

Perché riprendere una coreografia dopo 17 anni? Nel caso di Sinfonia Eroica non abbiamo nemmeno un attimo di esitazione: il lavoro creato nel 1990 da Michèle Anne De Mey rappresenta infatti ancora oggi un eclatante esempio di modernità e soprattutto di poetica vitalità contemporanea. Lo spettacolo ripreso nel giugno 2006 e riproposto con successo dalla Charleroi Danses l’8 maggio 2007 a Fabbrica Europa rappresenta davvero una boccata di ossigeno. Un'esplosione di arti visive e coreografiche, un inno al movimento e alla ricerca musicale e performativa.
Questo prezioso episodio della danza belga e fiamminga è un esempio prezioso che dovrebbe far riflettere tanti protagonisti della scena nazionale della danza. In un panorama, soprattutto quello italiano, in cui spesso si continua a scommettere sul movimento – non movimento, su una sorta di teatro dell’anima in cui la danza si riduce a un movimento minimale, appena accennato (quando non addirittura negato), sarebbe necessario ricominciare a interrogarsi sul senso di questa deriva creativa e performativa. Non chiediamo ovviamente ai coreografi italiani di abiurare le proprie convinzioni e azzerare alla propria ricerca, ma a nostro avviso sarebbe opportuno superare l’ideologia della danza non danza, per ritrovare nuovi stimoli nella gioia del movimento, nell’entusiasmo consapevole dell’espressività corporea.
E’ il caso di questa riuscita Sinfonia Eroica che si esalta nella limpidezza e nella forza di una danza gioiosa e coinvolgente, un lavoro dalle sfumature evocative in cui c’è spazio per l’ironia, per una grande e immediata spettacolarità, per linee musicali concentriche, quasi dei loop, in cui si sgretolano le barriere dei generi. La terza sinfonia di Beethoven, (l’Eroica del 1803) viene legata insieme a un giovanile Singspiel di Mozart, a Bastiano e Bastiana e a “Foxy Lady” di Jimi Hendrix. Un cut mix, un deejaying avanzato di emozioni sonore a cui si sposano alla perfezione quelle danzate, che zampillano come in una fontana mossa da infiniti giochi d’acqua. Il gesto è un tutt’uno con la musica e la continua alternanza di atmosfere lucide e gravi, di grazia, gioco ed eleganza, rafforza l’azione in scena di Stefan Baier, Géraldine Fournier, Ilse Ghekiere, Gabriella Iacono, Mylèna Leclercq, Adrien Le Quinquis, Eléonore Valérie, Gabor Varga, Sandy Williams che, anche quando danno vita a una precisa serie di coreografie, sembrano ballare per la gioia di farlo. Questo senso di gioco infinito sul finale viene bagnato di altra adrenalina con una serie di secchiate d’acqua. Un liberatorio epilogo di sdrucciolevole danza, di evoluzioni liquide quanto basta per tornare a stupirsi nel movimento con la meraviglia dei bambini, sensuale quanto occorre per rimanere intrigati dalla fascinazione della danza. Di qualità.

“E’ uno spettacolo in cui tutti gli aspetti: musicale, drammaturgico e scenografico sono stati elaborati nel profondo, e che essenzialmente tendono allo slancio collettivo, all'energia che si sprigiona dal gruppo in scena, che gli dona una forma di semplicità e di leggerezza assolutamente magiche – spiega Michèle Anne De Mey -. E questa è la magia che vorrei ritrovare oggi e sempre”.

Voto 8 

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