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  24/04/2024 - 19:12

 

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Kinkaleri
I Cenci/Spettacolo
Dopo My love for you will never die e l’ultimo atto di una trilogia
Dal 29 gennaio al 3 febbraio 2005 alle ore 21.15 al Teatro Studio di Scandicci

 




                     di Giovanni Ballerini


Nero II studio - Nuova produzione - 2006
Pool - 2005
I Cenci/Spettacolo - 2005
TONO - 2003
OTTO - 2003
My love for you will never die - 2001
1.9cc GLX - 1999


Può essere interessante esplorare i limiti della scena nel suo rapporto con la vita. A questo i Kinkaleri hanno dedicato “I Cenci/Spettacolo” che, dopo aver debuttato al Kunsten Festival des Arts di Bruxelles, esser stato presentato ai Rencontres Choregraphiques Internationales a Parigi e successivamente al Festival Internazionale di Santarcangelo, va in scena in prima regionale   da sabato 29 gennaio a giovedì 3 febbraio 2005 alle ore 21.15 al Teatro Studio di Scandicci. Il lavoro che affronta ancora una volta la riflessione dei Kinkaleri sulla irrappresentabilità è l’ultimo atto della trilogia iniziata con My love for you will never die e proseguita con <OTTO>.

L'omaggio ad Artaud si attua attraverso una spietata celebrazione del fallimento: per questo con Cenci saltano i rapporti, con il pubblico prima di tutto, e con chi decreta cioè la riuscita o meno di un’opera”.

 Sulla scena la possibilità di rappresentazione viene grottescamente distrutta, la decostruzione invade tutto affiancata da noia e bruttezza, tutto diviene ripetizione senza ragione e movente, superfluità, inerzia e inutilità di ogni esibizione.

"All’epoca l’evento teatrale de “I Cenci” non significò nulla per nessuno, fu soltanto un momento dove esercitare un giudizio che potesse schiacciare un’artista che proclamava un rinnovamento del teatro, ed il fatto che questo non fosse così travolgente fu un’occasione ghiotta per l’esercizio di chi, a dispetto delle avanguardie, si aspettava ancora dei capolavori – spiegano i Kinkaleri -. Per noi non esiste nessuna sfida, il nostro rapporto con Artaud giunge alla fine di un percorso della compagnia riguardo al proprio lavoro in un momento dove la società dello spettacolo è compiuta e striscia insinuandosi in ogni interstizio dell’esistenza. Il nostro rapporto con la scena, la rappresentazione, il limite raggiunto, il concetto di spettacolo e di pubblico, il corpo e la scena, l’esposizione indecente di sé, lo stupore e la nostalgia, il rifiuto dei metodi e delle scuole, della specializzazione e della professionalità, del lavoro salariato. Tutte queste non sono che domande rivolte a sé stessi prima che agli altri”.

Voto 7 

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