Nero II studio - Nuova produzione - 2006
Pool - 2005
I Cenci/Spettacolo
- 2005
TONO - 2003
OTTO - 2003
My love for you will never die - 2001
1.9cc GLX - 1999
Può essere interessante esplorare
i limiti della scena nel suo rapporto con la vita. A questo i Kinkaleri hanno
dedicato “I Cenci/Spettacolo”
che, dopo aver debuttato al Kunsten Festival des Arts di Bruxelles, esser stato presentato ai Rencontres
Choregraphiques Internationales
a Parigi e successivamente al Festival Internazionale di Santarcangelo, va in scena in prima regionale da
sabato 29 gennaio a giovedì 3 febbraio 2005 alle ore 21.15 al Teatro Studio di Scandicci. Il lavoro che affronta ancora una volta la
riflessione dei Kinkaleri sulla irrappresentabilità
è l’ultimo atto della trilogia iniziata con My
love for you will never die
e proseguita con <OTTO>.
L'omaggio ad Artaud si attua attraverso una spietata celebrazione
del fallimento: per questo con Cenci saltano i rapporti, con il pubblico prima di tutto, e con chi
decreta cioè la riuscita o meno di un’opera”.
Sulla scena la possibilità di rappresentazione viene grottescamente
distrutta, la decostruzione invade tutto affiancata da noia e bruttezza, tutto diviene ripetizione senza
ragione e movente, superfluità, inerzia e inutilità di ogni esibizione.
"All’epoca l’evento teatrale de “I Cenci” non significò nulla
per nessuno, fu soltanto un momento dove esercitare un giudizio che potesse schiacciare un’artista che proclamava un rinnovamento
del teatro, ed il fatto che questo non fosse così travolgente fu un’occasione
ghiotta per l’esercizio di chi, a dispetto delle avanguardie, si aspettava
ancora dei capolavori – spiegano i Kinkaleri -. Per noi non esiste nessuna sfida, il nostro
rapporto con Artaud
giunge alla fine di un percorso della compagnia riguardo al proprio lavoro in
un momento dove la società dello spettacolo è compiuta e striscia
insinuandosi in ogni interstizio dell’esistenza. Il nostro
rapporto con la scena, la rappresentazione, il limite raggiunto, il concetto di
spettacolo e di pubblico, il corpo e la scena, l’esposizione indecente
di sé, lo stupore e la nostalgia, il rifiuto dei metodi e delle scuole, della
specializzazione e della professionalità, del lavoro salariato. Tutte queste
non sono che domande rivolte a sé stessi prima che
agli altri”.
Voto
7