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Teatro Povero di Monticchiello
A(h)ia
Compagnia del Teatro Povero: la Stagione 2007 è intitolata Lo specchio dell'anima e vanta la direzione artistica di Maria Rosa Ceselin, Andrea Cresti e Carlo Pasquini
Repliche tutte le sere dal 21 luglio al 12 agosto 2007, eccetto lunedì, ore 21.30

 




                     di Tommaso Chimenti


Teatro Povero di Monticchiello 2007, Ahia, presentazione
Teatro Povero di Monticchiello 2007, Ahia, recensione


I monticchiellesi in questa estate 2007 non sono caduti nella trappola di mettere in scena una farsa cechoviana per fuggire dalle polemiche del cosiddetto ecomostro nella vallata. In questo “A(h)ia” (in scena a Monticchiello fino al 12 agosto 2007, 12 euro) gli attori storici, con accento della zona (qui non c’è bisogno di dizione né di corsi di teatro) sono imbrigliati in reti da pesca d’altura e spuntano con le loro teste come dannati degli Inferi a contorcersi per liberarsi dal cerchio, vero o presunto, che qualcuno, non certamente loro, gli ha costruito, disegnato, vergato, tatuato addosso, dentro, intorno.

Sono bloccati, come ibernati che si risvegliano dopo un tempo immemore in una zona di guerra, una trincea di fanghiglia culturale, il campo minato di “No man’s land”. Ed urlano “Siamo chiusi qui dentro” in nuove placente dalle quali sperano di essere nuovamente partoriti, nel paese, nella memoria, etichettati senza via di fuga o salvezza, mentre parte prima un “Mamma son tanto felice” a cappella ed a seguire “La vie en rose” con la tromba. E si sentono “un piccolo atterrito popolo di valle un tempo sconosciuto a tutti”.

Essersi aperti al mondo è stata ricchezza che adesso chiede pegno e vuol chiudere il cerchio forse terminando la sua esperienza ed andando a risollevare, con la medesima sorte, altre realtà mignon prossime all’estinzione. Cosa scegliere tra il deserto ed il formicaio, tra l’emigrazione dei propri giovani o il ripopolamento a suon di speculazioni. “Sogno da una vita che questo centro si ripopoli” trasogna l’anziano, mentre giornalisti ed intellettuali li guardano come piccoli mostri sotto il vetrino del microscopio, non persone ma oggetti da studiare e catalogare come “monoliti viventi”, mettere sotto formalina, come gadget da asporto. E’ una benedizione o una maledizione un habitat bloccato, hanno un senso le specie protette da fotografare, da assemblare su cataloghi, da approfondire senza frequentare. Perché chi viene a Monticchiello poi se ne torna anche via, ma alcuni restano, volenti o nolenti.

Voto 7 

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