Marco Vichi, Morte a Firenze, 2009
Marco Vichi, Per nessun motivo, 2008
Marco Vichi, Nero di Luna, 2007
Marco Vichi, Parole e musica, 2005
Marco Vichi, Donne Donne, 2000, una critica al maschile
Marco Vichi, Donne Donne, 2000, una critica al femminile
Marco Vichi, L'inquilino, 1999
Nessun omicidio stavolta per Marco
Vichi.
Un romanzo senza ispettori né indizi, senza commissari né assassini. Fa un po’
strano leggere l’autore del Commissario Bordelli senza sangue né autopsie, né
cadaveri né sospetti o interrogatori. Soprattutto fa effetto che sullo sfondo
in questo nuovo “Per
nessun motivo” (Rizzoli, 200 pp, 18 euro) non ci
sia Firenze, ma Parigi. La città dell’amore è
vivisezionata dall’interno: i quartieri, i ristorantini, le brasserie, i rioni,
le vie, quella metropolitana che affiora anche stampata all’interno della
copertina denotano una grande conoscenza, e non da turista o da cartolina, da
parte del creatore de “L’inquilino”. Curiosità: due storie si
intrecciano, staccate e distanti, quella più corposa di un misterioso
caso edipico che stravolge un uomo (e una famiglia fiorentina) e quella in
corsivo tra un capitolo e l’altro. Si potrebbe dire che, le avventure di questo
padre di famiglia e gli aneddoti e ricordi d’infanzia di un bambino, stanno
insieme “per
nessun motivo” particolare. Un vezzo stilistico apprezzabile che fa sostare
la narrazione senza interrompere l’emotività del dipanarsi della scrittura
centrale. La storia nasconde nei suoi anfratti fin dai primi momenti misteri e
cavità, antri nascosti e pericolosi precipizi, cose non dette, verità mai
svelate. C’è puzza di bruciato e l’attesa si impenna,
alzando la posta in gioco. Ogni pagina non dipana né disvela
ma ingarbuglia. Sale la temperatura, crescono le aspettative.
Siamo un po’ tutti paurosi e pusillanimi come il nostro Antonio Fantechi, come lui abbiamo soltanto bisogno di una sferzata
di novità per avere la possibilità di rimettere tutto in discussione. E se in
altri romanzi Vichi
aveva maneggiato la sostanza delle sue pagine infarcendole di odi alla buona
cucina, con Parigi parlare di vini è stato ovvio e naturale. Ogni pranzo, ora
cena a lume di candela è innaffiata da bottiglie d’annata, da etichette
sopraffine, fino a sciogliersi nelle bocche dei lettori. Si legge tutto d’un fiato. Come un’ottima bottiglia di Borgogna.
Voto
7½