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  29/03/2024 - 12:45

 

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Marco Vichi
Per nessun motivo
Un fiorentino a Parigi
Rizzoli, collana Rizzoli Best, 2008, 194 p., rilegato, € 18,00, ISBN: 8817025887, ISBN-13: 9788817025881

 




                     di Tommaso Chimenti


Marco Vichi, Morte a Firenze, 2009
Marco Vichi, Per nessun motivo, 2008
Marco Vichi, Nero di Luna, 2007
Marco Vichi, Parole e musica, 2005
Marco Vichi, Donne Donne, 2000, una critica al maschile
Marco Vichi, Donne Donne, 2000, una critica al femminile
Marco Vichi, L'inquilino, 1999


Nessun omicidio stavolta per Marco Vichi. Un romanzo senza ispettori né indizi, senza commissari né assassini. Fa un po’ strano leggere l’autore del Commissario Bordelli senza sangue né autopsie, né cadaveri né sospetti o interrogatori. Soprattutto fa effetto che sullo sfondo in questo nuovo “Per nessun motivo” (Rizzoli, 200 pp, 18 euro) non ci sia Firenze, ma Parigi. La città dell’amore è vivisezionata dall’interno: i quartieri, i ristorantini, le brasserie, i rioni, le vie, quella metropolitana che affiora anche stampata all’interno della copertina denotano una grande conoscenza, e non da turista o da cartolina, da parte del creatore de “L’inquilino”. Curiosità: due storie si intrecciano, staccate e distanti, quella più corposa di un misterioso caso edipico che stravolge un uomo (e una famiglia fiorentina) e quella in corsivo tra un capitolo e l’altro. Si potrebbe dire che, le avventure di questo padre di famiglia e gli aneddoti e ricordi d’infanzia di un bambino, stanno insieme “per nessun motivo” particolare. Un vezzo stilistico apprezzabile che fa sostare la narrazione senza interrompere l’emotività del dipanarsi della scrittura centrale. La storia nasconde nei suoi anfratti fin dai primi momenti misteri e cavità, antri nascosti e pericolosi precipizi, cose non dette, verità mai svelate. C’è puzza di bruciato e l’attesa si impenna, alzando la posta in gioco. Ogni pagina non dipana né disvela ma ingarbuglia. Sale la temperatura, crescono le aspettative. Siamo un po’ tutti paurosi e pusillanimi come il nostro Antonio Fantechi, come lui abbiamo soltanto bisogno di una sferzata di novità per avere la possibilità di rimettere tutto in discussione. E se in altri romanzi Vichi aveva maneggiato la sostanza delle sue pagine infarcendole di odi alla buona cucina, con Parigi parlare di vini è stato ovvio e naturale. Ogni pranzo, ora cena a lume di candela è innaffiata da bottiglie d’annata, da etichette sopraffine, fino a sciogliersi nelle bocche dei lettori. Si legge tutto d’un fiato. Come un’ottima bottiglia di Borgogna.

Voto 7½ 

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