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  29/03/2024 - 13:49

 

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Simone Togneri
Cose da non dire
Di tutte le cose sicure, la più certa è il dubbio
Casa editrice: Anteprima di Lindau S.r.l. - 2007 - pagine 240 - prezzo 16,00

 




                     di Tommaso Chimenti


Simone Togneri, Cose da non dire
Simone Togneri, Dio del Sagittario


E' giovane ma sa quel che fa. Secondo romanzo in due anni per il lucchese di Barga Simone Togneri. Lucchese si ma sia nel suo primo libroDio del Sagittario”, uscito per le edizioni Età dell’Acquario, sia in quest’ultimo “Cose da non dire” (240 pag, 16 euro, per i tipi della Lindau) Firenze è molto presente, cupa e desolata in un agosto torrido, bella ma fredda, scostante come una bella donna con l’abito lungo che non si lascia facilmente avvicinare. Le puoi sorridere già sapendo che non riceverai che uno sguardo algido e senza luce. Ecco la città di Dante per Togneri che conosce bene l’Arno ed i suoi vicoli, le pietre sbeccate, gli angoli bui e le strade senza sfondo essendosi qui diplomato all’Accademia delle Belle Arti in Pittura quella che usciva prepotente nella sua prima pubblicazione. Il canovaccio regge, la scrittura è pulita e le pagine scorrono in fretta. Si ha voglia di sfogliare per arrivare a dipanare il mistero. Che invece ad ogni passo s’infittisce. L’attacco è un vero e proprio thrilling: una telefonata nella notte, un uomo insospettabile viene coinvolto in un omicidio. Per fortuna non il solito commissario o ispettore con occhiaie, sigaretta, separato dalla moglie e impermeabile anche d’estate. Insopportabile quanto vincente, scaltro e senza macchia. Un uomo medio, o un mediocre, che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Sembra di essere immersi in un grande errore giudiziario, un abuso di potere dal sapore kafkiano de “Il Processo”. Tutto sembra contro di lui ma il lettore non può far altro che schierarsi al suo fianco. Accanto al perdente per antonomasia, allo sconfitto nella giungla naturale della vita. Potrebbe averlo incastrato il maresciallo che sembra covi un odio imperituro, atavico ed irrazionale nei suoi confronti, l’amica del cuore della fidanzata, l’eterno nemico compagno di classe alle scuole medie, l’avvocato amico fraterno che tenta di salvarlo, il padre fuggito anni prima, la gelosia della segretaria. Sangue chiama sangue e così due nuovi omicidi si uniscono ad uno incrostato nel passato riaprendo un caso archiviato. Tutti gli omicidi hanno a che fare con il nostro sfortunato. Tutte donne. Ognuno di noi ha dei segreti, degli scheletri nell’armadio che è meglio calare sul piatto che conservare come assi nella manica per l’ultima mano. Alla fine risulta illuminante, chiara ed abbagliante la citazione in prima pagina: “Di tutte le cose sicure, la più certa è il dubbio”. Paradosso, certo ma Bertolt Brecht difficilmente si sbagliava.

Voto 7 

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