Diciamolo subito, il romanzo di Andrea G. Colombo
non è un esercizio di stile nel suo coronarsi abilmente come espediente di genere. Ma prima di tutto è una riflessione lisergica, se volgiamo, di uno stato di fatto che affligge il nostro modo di vedere e vivere la quotidianità
presente. La ricerca ossessiva di possedere qualcosa genera infelicità: il desiderio per corpi lucenti e belli, l’invidia per modelli elettivi e sociali inavvicinabili sono indirettamente fonte di aberrazioni e frustrazioni. Questo porta ad uno stato delle cose che riconduce alla insoddisfazione e colpevole di ciò e il potere costituito che crea un sistema abile nell’indurre aspettative e motivazioni del tutto irrealizzabili. Il diacono svela questo sistema di persuasione, che non è altro che leve di potere, forti nel loro motivarsi lungo i percorsi della storia. Colombo prima di tutto condensa la sua prosa nelle righe essenziali e asciutte di una scrittura assomigliante ad una sceneggiatura, con
frasi brevi capace di colpire d’effetto nella sua scorrevolezza e alzare l’indice di pathos nel cadenzare l’azione.
Prima di tutto sono le porte spazio temporali a portare il Male nella realtà e piegarla
alla sua volontà. Questi varchi erano inizialmente controllati da una volontà
alta in un delicato equilibrio delle forze. Come predetto dalle profezie,
l’equilibrio si spezza e qualcosa di altamente
pericoloso è riuscito a trovare un varco dove passare. Un entità antica che nessun essere umano può ricordare e trascina il suo orrore
millenario tra le gesta della gente. Non c’è barriera del bene che può fermarla
se non un monaco senza memoria ne passato. Un uomo il cui potere è sconosciuto e viene chiamato Il diacono dai suoi confratelli, ed è l’esorcista più temuto sulla terra. Oramai lo scontro è alle porte e non risparmierà nessuno.
Tra l’Uganda, il Brasile, la Spagna, l’Italia e soprattutto la
Città del Vaticano, tra fantastici viaggi
spazio-temporali rivelatori di una oscura storia millenaria, si dipana un terrore di sconvolgente malignità che modificare le
sorti dell’esistere.
Un romanzo creativo nella sua complessa visionarietà, carico di richiami all’oggi e vicino agli accadimenti della nostra epoca che lascia un'inquietudine strisciante nel lettore, stimolato dalle indubbie qualità di
uno scrittore rigoroso e scientificamente attento ai particolari, consegnandoci
un grandioso romanzo italiano.
Voto
8
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