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  28/03/2024 - 11:47

 

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Simone Togneri
Dio del Sagittario
Un giallo in una Firenze preoccupata e cupa, impaurita e ancora scossa
Edizioni L’Età dell’Acquario, pag. 384, 19 euro

 




                     di Tommaso Chimenti


Simone Togneri, Cose da non dire
Simone Togneri, Dio del Sagittario


Un serial killer si aggira indisturbato ed impunito per Firenze. Ma non si tratta del Mostro, anche se più volte viene citato. Alla sua prima prova letteraria Simone Togneri, trentenne lucchese, ha tirato fuori dal cilindro questa intricata storia che miscela arte e delitti, criminologia e fanatismo religioso. “Dio del Sagittario” (Edizioni L’Età dell’Acquario, 384 pag., 19 euro) si svolge alle spalle di una Firenze preoccupata e cupa, impaurita e ancora scossa nel dopo “Compagni di merende”, l’imminente guerra in Afghanistan, un accenno alla tragedia di Ustica. Tracce di Faletti, quel tanto di splatter che non guasta. Il modus operandi dell’omicida seriale ricorda molto la pellicola “Seven”: tre cadaveri massacrati facendo riferimento ad iconografie classiche sul martirio di alcuni santi. Il primo ucciso a colpi di frecce come il San Sebastiano del Mantegna, il secondo arrostito sulla graticola come San Lorenzo, il terzo scarnificato come San Bartolomeo. Ad indagare un commissario con un cognome che è tutto un programma, Mezzanotte, asfissiato dalle telefonate notturne dell’ex moglie vendicativa, e Simon Renoir, l’ater ego dell’autore. Il Simon letterario è docente all’Accademia delle Belle Arti e Togneri si è diplomato proprio a Firenze ed evidentemente il pittore francese è un suo modello artistico. Molti i colori sui quali si sofferma l’esordiente: l’Arno, il cielo, i volti sono per lui incipit per altrettanti permeanti sfumature e pastelli che affondano ora il pennello nella realtà più viva o cruda, ora nel sogno, nel ricordo infantile, nella memoria traumatizzata. Il rapporto tra il poliziotto Mezzanotte e il docente Renoir è comunque, volutamente o meno, ambiguo e lascia uno spazio pruriginoso ad un possibile intreccio omosessuale, un “Brokeback mountain” in salsa fiorentina, un duetto alla Dolce e Gabbana dell’ordine costituito. Tra i due anche un giornalista, che arriva prima della Polizia sul luogo degli omicidi, che viene prima indagato e poi arrestato (e la mente non può non andare a Mario Spezi). Ognuno ha un passato da esorcizzare, un lato oscuro che torna a battere cassa, a bussare insistentemente, a chiedere di pagare dazio. L’assassino si cela dietro sette a sfondo religioso, riunioni plagianti, voodoo ed indottrinamenti stile “Bambini di Satana” con un prete deus ex machina (simile a Muccioli) che comanda i suoi giovani e labili adepti.

Voto 7 

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