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  26/04/2024 - 11:27

 

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Patrizia D'Agostino
Rocco Siffredi
Il mito di un uomo italiano
Bologna, Castelvecchi, 1999; pp. 191

 




                     di Fulvio Paloscia


E i francesi ce lo invidiano... non sarà come Bartali ai bei tempi, ma è sicuro che Rocco Siffredi, pornodivo italiano e star mondiale dei film a luci rosse è più considerato in Francia, che in Italia. Non solo dal pubblico del porno. Lo dimostra l'interesse che ha accompagnato l'uscita nelle sale parigine rumore del film "Romance", diCatherine Breillat, una delle registe "cult" del cinema francese.

In effettiRocco Siffredi è un'altra cosa. Bello come un attore del cinema mainstream. Corpo perfetto e curatissimo ma non grossolano,il biondo dei sogni di moltissime donne, per niente volgare, gentile e misterioso quanto basta. Phisique du role da passerella (e lui nella moda ci ha pure lavorato, ma l'ha abbandonata schifato dedicandogli, poi, nel '94, il film Rocco e le modelle del cazz…) del personaggio romantico ha i modi affabili che sfociano poi nell'esatto opposto: un allucinato sadomasochismo che, in molti film, l'ha portato a bistrattare le colleghe, tra bruciature e altri esercizi daDivin Marchese, fino a quella scena - memorabile, a detta dei pornografi - in cui appare in abiti femminili, legato a una croce e vittima delle più truci umiliazioni. Titolo del film: Rocco più che mai a Londra 2, anno di grazia 1998. Quattro stelle, per gli addetti ai lavori. Come Fabio Fazio ha fatto condurreSanremo alla gente comune, così lui ha regalato ai "membri" del suo fan club il quarto d'ora di celebrità ingaggiandoli nei suoi film e rendendoli complici di clamorosi gang bang con dive ardenti. Perché Rocco Siffredi (al secolo Rocco Tano) dal '93 fa anche il regista e il produttore, e su questa sua attività si sofferma il libro della D'Agostino: dai pochi ciak e "buona la prima" degli esordi a una "consapevolezza artistica" che va crescendo di video in video. Il Siffredi dietro la macchina da presa predilige la presa diretta, senza doppiaggio e ama mettere a confronto pornostar professioniste con dilettanti allo sbaraglio, tanto per coinvolgere di più il suo pubblico, per farlo fremere di quel voyeurismo, di quella partecipazione, di quel "potrei esserci io lì" che è una delle forze propulsive più prepotenti dell'hard.E' un vero e proprio tecnico del sesso. Il suo segreto per non fare mai cilecca è trovare parti corpo sensuali anche in chi bello non è. Per questo ha girato anche video con signore molto, molto attempate. "Normalizzatore" del porno, abile accorciatore delle distanze tra pubblico e mondo dell'hardcore, Siffredi si diverte qua e là a dare uno scarto al "porno per tutti fatto da tutti" con immagini shock che, nel corso del tempo, si sono fatte sempre più turpi. Ma questo non ha scalfito la sua immagine che ha bucato il mondo dell'hard ed è finita per attirarsi le simpatie di professionisti, massaie, impiegati che i film XXX non li seguono. L'esile volumetto della D'Agostino inaugura una nuova collana Castelvecchi dedicata ai Maestri dell'Eros e diretta da Antonio Tentori: come spesso accade in pubblicazioni del genere, si descrive le imprese dell'eroe in esame film per film evitando una "lettura trasversale" del personaggio, che vada aldilà della cronologia filmica o delle "specialità sessuali" mostrate in ciascun video. Peccato, perché il buon Rocco lo avrebbe meritato. Così, più che il dettagliato saggetto iniziale, diverte la lunga intervista in cui il pornodivo in cui racconta la sua storia di ex cameriere e, all'occasione, frequentatore di privé per scambi di coppie dove nell'85 l'ex attore e allora regista Gabriel Pontello lo vide in azione e lo scritturò. Nella chiacchierata dice la sua in fatto di musica, politica, cinema, religione, tecnologia. Insomma, un re dell'orgasmo ritratto nella sua quotidianità tranquillità senza vizi, con scelte politiche moderate. E tanto pollo arrosto. Un applauso a parte all'intervista in appendice, di Aldo De Luca, dove Siffredi - chiamato a commentare la possibilità del trapianto del pene - racconta nientemeno che le peripezie della sua circoncisione che rischiava di fargli perdere il bene più prezioso. La piattezza non rende giustizia al personaggio.

Patrizia D'Agostino, Rocco Siffredi. Il mito di un uomo italiano, Bologna, Castelvecchi, 1999; pp. 191

Voto 5 

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