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  05/05/2024 - 21:55

 

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Ian McEwan
Amsterdam
Torino, Einaudi (
Un avvincente romanzo breve

 




                     di Paolo Boschi


E' uno straordinario cesellatore di personaggi e situazioni Ian McEwan, capace di infondere suspense fino all'ultima pagina nei suoi romanzi. Tra le prove migliori dello scrittore inglese, nato ad Aldershott nel 1948 e residente ad Oxford, vanno menzionate almeno Cortesie per gli ospiti, Bambini nel tempo, Lettera a Berlino e L'amore fatale. La sua ultima fatica letteraria edita in Italia è Amsterdam, un avvincente romanzo breve dalle forti tinte grottesche, recentemente ripubblicato nella collana dei “Tascabili Einaudi”: perversione, sesso, un pizzico di sadismo, solitudine esistenziale e morale sono le tematiche principali della storia (nonché della narrativa di McEwan). Il romanzo prende avvio ad un funerale, quello di Molly Lane, donna bella e vitale, dai multiformi interessi: il palcoscenico che vede riuniti tutti gli uomini che l'hanno amata nel corso della sua vita. C'è Clive, famoso compositore, e Vernon, noto direttore di un quotidiano: i due hanno anche vissuto con lei in età più verdi. Poi c'è George, marito 'ufficiale' e tradito a ripetizione che, col degenerare delle condizioni mentali della donna, l'ha rinchiusa negli ultimi mesi in una prigione dorata, assistendola in modo tanto devoto quanto ipocrita. E c'è Julian, infine, l'amante dell'ultima ora, un ministro degli Esteri che ha fatto carriera grazie alla sua indole razzista ed opportunistica, un uomo concordemente odiato da Clive e Vernon, sia per avversione politica che per sincera gelosia: perché i due, ancora intimamente innamorati di Molly, proprio non riescono a capire cosa legasse il loro comune oggetto d’amore ad un personaggio simile. La morte di Molly gradualmente fa partire un turbinare di eventi fuori da ogni logica previsione, al ritmo di una stringente commedia grottesca: il rancoroso George mostra foto compromettenti di Julian a Vernon, che si trova preso nel dilemma se pubblicarle o meno, distruggendone così la reputazione politica. Il giornalista chiede quindi consiglio a Clive, in piena crisi creativa (deve comporre un'importante sinfonia di fine millennio). Il rapporto tra i due inizia a scricchiolare pericolosamente dietro la spinta di interrogativi contrapposti: è eticamente lecito rovinare la spregevole carriera di un uomo senza scrupoli avvalendosi di un suo intimo segreto? Ed è scusabile un artista che, in preda al furore creativo, decide deliberatamente di non salvare una vita? Il luogo del confronto decisivo tra i due vecchi amici (e la relativa soluzione dei dilemmi) sarà Amsterdam e McEwan sceglierà di chiudere la vicenda in un notevole (e tragico) finale a sorpresa. Attraverso lo stile distaccato ed impersonale dello scrittore inglese Amsterdam incrocia in modo mirabile i destini dei vari protagonisti di questa inquietante tragicommedia di fine millennio, ennesimo esempio firmato McEwan della desertificazione morale dei nostri tempi.

Ian McEwan, Amsterdam, Torino, Einaudi (“Einaudi Tascabili”), 2000; pp. 216

Voto 7½ 

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