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  26/04/2024 - 14:25

 

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Franco Limardi
Anche una sola lacrima
Un noir sulla provincia italiana
Marsilio Black, pp.182, € 12,00

 




                     di matteo Merli


Come ben sanno i lettori, oramai il genere giallo, nelle sue diverse intonazioni di genere, ha assunto con il tempo una rilevanza mediatica tale, che ogni scrittore appartenente a questo filone aureo a una sua piccola cornice di notorietà. La letteratura italiana, ha ristabilito un contatto con i lettori tramite il noir, il poliziesco o il thriller, a tal punto che questa moda è un ondata che travalica il consueto periodo estivo, che stimola letture di intrattenimento, per diventare un fenomeno contraddistinto da nomi sempre nuovi per tutte le stagioni. Franco Limardi, irrompe sulla scena del delitto con questo suo secondo romanzo, dopo aver esordito con L’età dell’acqua ( DeriveApprodi, 2001 ), menzione speciale all’edizione 200 del Premio Calvino. Il protagonista è Lorenzo Madralta, ex militare reduce dal Libano, che lavora come responsabile della sicurezza in una sonnacchiosa cittadina di provincia. Uomo di poche parole e dai metodi duri, Madralta sembra un impiegato modello, ma sotto la maschera di indifferenza che sembra separarlo da tutti, cova una profonda irrequietudine. Il sogno di un riscatto e l’infatuazione per una giovane donna, saranno i motivi per accettare un impresa rischiosa: il colpo al supermercato per cui lavora. Anche una sola lacrima, mette in scena un universo provinciale italiano, che rispecchia le ipocrisie e la falsa cupidigia della gente, dove il personaggio di Madralta, che sembra uscito dalla penna di un James M. Cain, è un uomo che vive in un contesto già malato, e il suo silenzio, fatto di poche parole e modi spicci, sono la rappresentazione di una rigidità emotiva, anche morale, che alla fine non serve a difenderlo da questa epidemia di volgari bassezze. Una drammaturgia congelata, che funziona abilmente nel descrivere la sociopatia del protagonista in un contesto corrotto, con momenti intensi come il ricordo di guerra in Libano, ma che non riesce ad essere efficace nella sua conformazione di genere, si ben orchestrata nelle sue matrici originare, ma incapace di fare svettare l’animo del personaggio e di un mondo in sfacelo, per concentrarsi troppo sull’effettiva tenuta dell’azione. In poche parole manca quella forza espressiva che porta a svelare il nero come faceva Jim Thompson, che fa sprofondare i suoi personaggi in spirali senza respiro. Una scrittura troppa trattenuta e attenta ha smorzato le possibilità che poteva sprigionare questo romanzo, che comunque rimane un episodio promettente per la nostra letteratura, da verificare con la sua prossima prova.

Voto 6 ½ 

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